Il 26 SETTEMBRE 1988
MAURO ROSTAGNO, giornalista e sociologo muore, vittima di un attentato mafioso a soli 46 anni.
Lo ricordiamo come una tra le menti più vivaci del movimento studentesco e del Sessantotto italiano. E’ stato inoltre tra i fondatori di Lotta Continua.
Viene assassinato a Lenzi, provincia di Trapani, ucciso con otto colpi diretti alla schiena, mentre stava facendo ritorno dalla comunita’ terapeutica da lui fondata, “Saman”. Ad ucciderlo sarebbe stata la mafia.
Attraverso un’emittente locale Rostagno aveva rivolto accuse all’ indirizzo dei cosche mafiose ed aveva messo in evidenza gli intrecci locali tra mafia e politica.
Come da lui più volte sostenuto, il giornalismo silente, non doveva mai essere quello preferito.
Mauro Rostagno, è cresciuto in una famiglia di umili origini a Torino, era un non violento e pacifista, e rifiutò sempre la lotta armata come mezzo di scontro politico. In seguito allo scioglimento di Lotta Continua ha fondato il Macondo a Milano, oltre ad una comunità per il recupero di tossicodipendenti in Sicilia. Nell’isola ha trascorso i suoi ultimi anni di vita lavorando intensamente come giornalista investigativo.
Nel maggio 2014, dopo anni di depistaggi e false piste, la corte d’Assise di Trapani ha condannato in primo grado all’ergastolo per il suo omicidio i boss Vincenzo Virga e Vito Mazzara. Quest’ultimo, considerato esecutore materiale del delitto, è stato poi assolto in appello.
Anni di indagini per avere un quadro chiaro di quanto avvenuto con l’assassinio di Rostagno diventato un giornalista «scomodo» per le sue denuncie ma anche per la vita del territorio che doveva essere taciuta.
Una morte che non deve essere dimenticata, poiché pagata con la vita, una vita che ha affrontato qualcosa di più grande di lui, senza farsi intimorire.
«Noi non vogliamo trovare un posto in questa società, ma creare una società in cui valga la pena trovare un posto».
Questo era Mauro Rostagno e continua ad essere per chi, come lui, si adopera per costruire una società migliore.
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