43 anni di radio: una lunga storia d’amore

di Enzo Mauri (speaker radiofonico)

43 anni di radio…

Era il 6 gennaio 1980. Aiutato dal grande amico e compagno di scuola Roberto, proprietario di un impianto stereo all’avanguardia, realizzai a casa sua alcuni stacchi per la trasmissione.. Quanto ai dischi, per qualche misterioso motivo, a me ignoto ancora oggi, il proprietario della radio si rifiutava di farmi trasmettere quelli nuovi, programmati solo in occasione della classifica condotta da un altro Enzo come me, di conseguenza mi dovevo accontentare di quelli con qualche anno di vita, presenti nella sala apposita.

La stanza in cui erano riposti i dischi, fino all’avvento delle nuove tecnologie è sempre stata il cuore della radio. Lunghe file di scaffali riempivano pareti intere con tutto quel ben di Dio. Avere sotto mano oggi la discoteca di una radio di trenta, quarant’anni fa significa possedere una collezione di tutto rispetto sebbene non in perfette condizioni a causa degli inevitabili maltrattamenti cui venivano sottoposti i vinili nelle innumerevoli sessioni di messa in onda. All’epoca delle prime radio libere era lo stesso conduttore a portarsi i dischi da casa, capitava di fare una colletta per acquistare almeno le novità principali.

Poi nacquero i cosiddetti cambi merce con i negozi di dischi in zona, l’emittente di turno si impegnava a promuovere il fornitore che a sua volta cedeva i dischi gratuitamente. La catalogazione rispettava l’ordine d’arrivo, in genere si prendeva come riferimento la prima lettera corrispondente al cognome dell’artista o al nome del gruppo un po’ come accade in un qualsiasi negozio di vinili. Per una più rapida consultazione poteva capitare che gli scaffali con i dischi più recenti fossero collocati nella stessa sala della diretta, in seguito si sarebbe adottato un apposito contenitore con i brani della playlist.

La sala dischi di Radio Antenna Libera dove iniziai era zeppa di classici, non ebbi problemi a selezionare i migliori da inserire in scaletta, l’ascolto meticoloso delle radio, più l’acquisto sporadico di alcune riviste musicali, Ciao 2001 in primis, mi permetteva di avere una discreta cultura musicale. Per noi giovani degli anni ’60-‘70 la parola” internet” apparteneva alla fantascienza, essere bene informati nel campo musicale significava barcamenarsi tra le poche fonti disponibili tra cui la radio appunto.

Arrivò il giorno della prima diretta, Roberto si occupava della parte tecnica, primo brano in onda “Buona Domenica” di Antonello Venditti, scelta scontata, ma perfetta viste le circostanze. Ricordo i giradischi a cinghia della Lenco, nota marca svizzera, di cui disponevamo. Sul piatto c’era un sottile supporto cartonato che permetteva di tenere in tensione il disco evitando che smiagolasse nel momento in cui veniva lasciato partire in onda. Tra le rubriche avevo ideato il “Disco del Mese” una novità che dovetti acquistare con le mie tasche, causa l’assoluta indisponibilità dell’editore a sborsare il becco di un quattrino, ovviamente lavoravo gratis. Per il mese di gennaio scelsi il 45 giri “Spacer” di Sheila & Black Devotion prodotti da Nile Rodgers e Bernard Edwards degli Chic, poi divenuto successo mondiale.

La mia prima avventura radiofonica era destinata ad avere esito amaro, dopo qualche puntata l’editore decise di sospendere la trasmissione. Purtroppo all’ascolto risultavo ancora troppo acerbo e insicuro. A causa della tensione, spesso incespicavo nelle parole e nella coniugazione dei verbi, la cadenza settimanale poi, non mi permetteva di acquisire la disinvoltura necessaria a stare davanti al microfono, ogni domenica mi sembrava di cominciare d’accapo. Ero un dee jay fallito come mi definì a quel tempo una persona che ho rimosso dalla memoria, con il chiaro intento di ferirmi, invece mi diede ulteriore carica per ripartire.

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