A due mesi dal voto e arriva anche agosto

di Salvatore Salerno

Se vediamo l’offerta elettorale come si sta delineando, il risultato è scontato ma non ditelo ai leader di partiti e movimenti.

Vi diranno che non è vero, nessuno ammetterà che perde sicuro o vince sicuro, neanche quelli che sanno di avere già vinto perché alle elezioni politiche hanno da trent’anni una voce sola di coalizione, mentre sarà ancora più logico che l’altra parte che ha il suo traino nel Pd insisterà ancora di più nel chiedere il voto contro piuttosto che il voto per, insisterà su possibili ma assolutamente improbabili divisioni nel campo avverso.

Con la sola argomentazione del voto contro, del guardare in casa d’altri, nella fattispecie contro la destra fascista della Meloni, la Lega razzista della secessione del nord, le figlie di Mubarak di Berlusconi, non si può pretendere di vincere facile.

Con il richiamo di Letta del tutti contro, senza un cambiamento di volto e di pelle impossibile a due mesi dal voto, senza contenuti perché ognuno di questi sarebbe in contraddizione con l’azione di quasi vent’anni, sarà dura la risalita.

Purtroppo è un discorso che vale per tutti, nessuno escluso.

La destra più destra ha ormai un suo elettorato stabile non per merito ma per demerito altrui.

Certo che i sondaggi sono sondaggi, ma quando vediamo dal 2018 un 45% nel totale delle dichiarazioni di voto di tutti gli istituti di rilevazione che si scambiano intenzioni all’interno del centrodestra strutturato, Meloni-Salvini-Berlusconi, più cespugli orientati verso quella parte nell’affollamento al centro, dove trovano i voti tutti gli altri? E soprattutto come li trovano?

É innegabile che la destra più destra parte in vantaggio grazie all’incompiuta di quella che si definisce a torto agenda Draghi, era agenda di tutti, incompiuta nel bene o nel male, interrotta per fretta di fermare un declino elettorale di chi ha usato nel modo peggiore un terzo di consensi degli italiani stando al governo, qualsiasi governo, per quattro anni e mezzo.

Con quale rappresentazione di sé un Letta o un Conte si presentano agli elettori? Quella di ieri, dell’altro ieri, di un oggi o domani imperscrutabile?

Chi può rivendicare verginità con un Paese che da tutti i punti di vista viaggia verso il fanalino di coda dei Paesi europei?

E qui che ci vuole il capolavoro del messaggio elettorale della sinistra, di Conte ammesso che comandi davvero lui nel M5s residuo, del Pd che ormai ha nel suo DNA il governo e il potere reale sempre. Un capolavoro che convinca gli italiani, almeno quelli che votano, su programma e contenuti con l’indispensabile riconquista di una credibilità, perché tutti sanno che quello che si dice o si scrive in campagna elettorale è stato troppe volte smentito il giorno dopo del voto.

Ma per fare un capolavoro ci vogliono alcune condizioni, la qualità dei gruppi dirigenti, le scelte nette e precise, dettagliate, impegnative, sulle questioni più importanti, la questione sociale e la Costituzione repubblicana.

Solo per fare alcuni esempi, le risposte a sanità e scuola pubbliche, il divario territoriale, la disoccupazione giovanile, gli stipendi e le pensioni bassi e più bassi per l’inflazione al 10%, il fisco sui ricchi e ricchissimi cresciuti in questi anni non per poveri, ceto medio, dipendenti e pensionati, la corruzione che non è solo politica, la giustizia per il semplice cittadino o mirata da procure che scelgono… Non è certo un inceneritore il problema o le tante cazzate anche del PD che di volta in volta si mettono al primo posto mediatico. Gli elettori vogliono sapere se cambia la loro qualità della vita e quella delle loro famiglie e, forse, che anche questo non è sicuro, per scegliere chi votare.

Per convincerli sentiremo di tutto in 25 giorni dal primo al 25 settembre, troppo poco per un cambiamento anche solo nella comunicazione per raccattare qualche voto in più.

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità