A proposito dei sindacati scuola

di Salvatore Salerno

A proposito dei sindacati scuola
Sul contratto scuola 2019/2021, ampiamente scaduto, anche i sindacati dovranno fare autocritica e ripartire subito con la contrattazione 2022/2024 con il piede giusto.
Su questo argomento, però, vanno fatti preliminarmente le dovute distinzioni fra le diverse posizioni, sui rispettivi gruppi dirigenti nazionali, sul significato storico del Sindacato con la S maiuscola e la pratica attuale, sulle tattiche e strategie usate, sul loro rapporto, mancato o sbagliato rapporto, con la politica, il Parlamento, il governo, i ministri pro tempore, i loro iscritti e con i non iscritti.

Sul rapporto anche fra le diverse sigle, dalla Cisl che appare sempre governativa all’anief che è sindacato di avvocati. Sul dialogo con le minoranze sindacali di base non firmatarie di contratto nazionale, con il precariato senza tessera non considerato fino al ruolo e relativa trattenuta sullo stipendio.
Hanno il dovere di spiegare scioperi proclamati a giugno e dicembre 2021 con la partecipazione di un numero molto inferiore ai loro stessi tesserati, nel caso di giugno scorso neanche il numero delle RSU elette nelle loro liste, spiegare il risultato zero di quegli scioperi, spiegare come hanno potuto firmare un patto con un Ministro mediocre e farsi fregare lo stesso giorno dal consiglio dei ministri che va in senso contrario.
Bisogna ricordare loro, innanzitutto, che siamo nel 2022 e che i tre miliardi di euro e passa che sono disponibili per il precedente contratto triennale non possono rimanere nelle casse dello Stato ma devono arrivare entro un paio di mesi negli stipendi 2019/2020/2021, procedere all’aggiornamento dei cedolini, erogare gli arretrati, riaprire la contrattazione anche e soprattutto economica dal primo gennaio 2022 (quella normativa può attendere, non può essere ragione per perdere ancora tempo sul 2019/2021),dato che questo non sarebbe comunque un aumento stipendiale, neanche l’inflazione dell’ultimo mese. Inconcepibile aggiungere altro di normativo rispetto a questi pochi soldi in più.
Ma come si può pensare di chiedere ancora 20 o 30 euro lordi in più al mese a febbraio e magari stare fermi per altri tre anni, ritardare per questo la chiusura di un contratto già chiuso nel tempo e nei saldi finanziari del bilancio dello Stato? Piuttosto chiedere quei 300 euro in più che sono la differenza con gli altri settori della pubblica amministrazione che richiedono lo stesso titolo di accesso e un avvicinamento agli stipendi europei, ripartire da capo da questo 2022.
Nessuno può cambiare il passato ma si deve cambiare il presente e il futuro con un’altra politica sindacale. Nessuno sarebbe contro i sindacati se facessero bene il mestiere di Sindacato, se i loro gruppi dirigenti nazionali riuscissero a conseguire risultati e, per limitarci agli ultimi anni, si deve riconoscere che questi risultati non ci sono stati per niente.
Cavarsela con l’allargare le braccia nelle assemblee, del noi non c’entriamo niente del sindacalista di provincia o del dirigente nazionale, con la solita declaratoria che sono gli altri che fanno le leggi, che l’intera colpa venga attribuita a tutti gli altri mentre loro sono immacolati e i migliori nei gruppi dirigenti, talvolta detto senza ascoltare, senza umiltà, con saccenza, arroganza, del so tutto io.
Serve rivedere i meccanismi interni di autocooptazione dei sindacalisti al centro e in periferia, spesso sempre le stesse facce. Evitare di mettere insieme nella stessa sigla docenti e dirigenti scolastici oppure dsga con assistenti amministrativi e collaboratori scolastici, come l’ANP che recluta anche docenti, evitare che RSU stiano nello staff del dirigente che è formalmente datore di lavoro.
La 107, la Azzolina e Bianchi in particolare puntano tutti sui dirigenti scolastici per sopprimere ancora nei loro diritti, autonomia e dignità di lavoro, docenti ai quali viene tolta la libertà costituzionale di insegnamento, personale amministrativo e tecnico oberato da mille adempimenti.
Tutto questo non funziona più.
Ne riparleremo presto, con l’auspicata apertura del contratto 2022/2024, ma avvertiamo che non saremo mai per negare la funzione insostituibile delle organizzazioni sindacali nella rappresentanza dei lavoratori dipendenti. La storia ci insegna dei grandi progressi per i diritti del lavoro che senza il sindacato con la S maiuscola non ci sarebbero mai stati.
Ma i massimi dirigenti sindacali devono darsi una mossa presto, anche quella delle dimissioni se serve, ripartire con tutt’altro atteggiamento, cominciando a lasciare, per esempio, gli uffici di viale Trastevere a loro riservati, a lasciare posti nei consigli di amministrazione delle fondazioni, distinguere tra assistenza fiscale, pensionistica, corsi di formazione e preparazione, pratiche per graduatorie, concorsi o mobilità come fa un qualsiasi caf o patronato, concentrarsi invece sulle iniziative di educazione politica, sindacale e di lotta per i propri iscritti.
Serve informazione e partecipazione interna sui grandi temi della scuola e sui diritti negati, sul valore di un contratto collettivo nazionale di lavoro che diventa decreto legislativo, non si può violare in tutta la sua parte normativa con una circolare, un’ordinanza o decreto ministeriale, l’iniziativa di un dirigente scolastico.
Poi si possono e si devono fare gli scioperi e trovare altre forme di contestazione, protesta, proposte chiare e condivise con la categoria, non con i soloni della cultura o accademici che non hanno mai messo piede in una scuola, starci dentro almeno una settimana, che di scuola reale non sanno nulla e che, di solito, rispondono ad altri interessi rispetto alla scuola pubblica della Costituzione.

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