A proposito di libertà…

DI MARINA AGOSTINACCHIO

Ci sono accadimenti ciclici e ricorrenti che trovano risalto nei giornali o nei dibattiti pubblici.
Possono essere eventi che appartengono alle nostre microstorie ma che vivono poi di un respiro di universalità. Spesso essi producono riflessioni, infervorano le platee, dividono o uniscono.
In ogni tempo uno dei temi più diffusi di pensiero concerne la libertà personale.
Quanto siamo liberi veramente di decidere? E in base a quali criteri decidiamo?
Le risposte a queste domande sono diverse.

C’è chi attribuisce alla libertà individuale fattori di casualità, caratterizzata da concatenazioni di elementi emergenti dal caos; si tratterebbe di una casualità scandita da leggi meccaniche.
A tal riguardo, si parla di leggi deterministiche che regolerebbero l’universo e con esso anche le nostre vite.
L’evoluzione cosmica dipenderebbe da una alternanza di queste leggi e il caso sarebbe responsabile di sempre nuovi apporti per la realizzazione dell’evento che avverrebbe pertanto come necessario.

Volendo condurre un’indagine sul motivo per cui si verifica un accadimento, si dovrà partire dai dati empirici in nostro possesso.
Vi è mai capitato di sentirvi dire: “Mi è andata male un’interrogazione, un esame, una iniziativa…; la colpa è della sfortuna… del caso?”
Come dire: ”Attribuisco il buono o il cattivo esito di una situazione a una combinazione astrale, a una determinata connessione di legami di qualche tipo a me sconosciuti” .

Questo tipo di risposte, in un certo senso, ci fanno sentire “salvi”; affrancati da ogni responsabilità, consegniamo fuori dal nostro confine di azione, il peso dei motivi che ci hanno portato a….
Tale atteggiamento difensivo viene definito dagli psicologi come tendenza ad attribuire a fattori causali esterni quanto avviene nelle nostre vite.

C’è chi trova, invece, nella rete neurale, (i segnali nervosi in comunicazione tra loro), nell’ organizzazioni delle cellule nervose (che hanno la capacità di memorizzazione e di reazione agli stimoli provenienti dall’esterno) la risposta alla capacità di scelta che sarebbe così solo in apparenza libera.
Si tratta di connessioni tra neuroni che hanno sede in una specifica area cerebrale, fondamentale per la memoria. “Le reti neurali del cervello umano sono la sede della nostra capacità di comprendere l’ambiente e i suoi mutamenti, e di fornire quindi risposte adattive calibrate sulle esigenze che si presentano. Sono costituite da insiemi di cellule nervose fittamente interconnesse fra loro” (da INTELLIGENZA ARTIFICIALE-
Il portale dedicato all’Intelligenza Artificiale).

C’è poi chi affida – richiamandosi a Freud – la responsabilità della scelta personale all’ inconscio.
… L’inconscio, questo sconosciuto, spesso dichiarato nemico, strutturato attraverso meccanismi oscuri e perciò non controllabili con la ragione. A supporto di questa teoria, estrapolo una fase dell’argomentazione dell’articolo “Scelte inconsce e responsabilità individuale: soggetti si diventa”, di Alessandra Campo e che scrive “Tutto il processing cognitivo, ci dicono le scienze oggi, è inconscio e il controllo mentale è un’illusione. Noi diventiamo semplicemente coscienti di quello che l’inconscio ha deciso e la componente cosciente non guida l’attività cerebrale ma la segue”.

Pertanto che si tratti di casualità, di Inconscio, di Neuroni, saremmo vittime di un “dominatore” e credere nella nostra capacità di discernimento sarebbe solo un’illusione, in quanto noi non potremmo agire direttamente né sul Caso, né sull’Inconscio, né sui Neuroni. Insomma, saremmo degli “agiti e non degli agenti”.

Ma allora, noi, come persone, che peso avremmo nelle nostre decisioni? Se fosse così, come enunciato fino a questo punto, saremmo veri e propri automi, robot alle dipendenze di intelligenze superiori, appartenenti a un Universo e a tutte le cose del mondo fisico, ambedue animati da una volontà propria.
Io penso che la responsabilità delle nostre decisioni comporti la capacità di previsione, la consapevolezza delle conseguenze a un determinato comportamento e che il libero arbitrio abbia ancora diritto di cittadinanza nelle nostre esistenze.

Mi chiedo come la vita di ciascuno avrebbe potuto creare tutto quel sistema di rapporti tra esseri umani, quella rete di socialità, di legalità riconosciute dalle comunità in cui si è inseriti, senza un atto di scelta personale divenuta prioritaria e necessaria se condivisa da una maggioranza.

Un complesso di strutture, un apparato che funga da sostegno di una comunità, non potrebbero avere riconoscimento legittimo se non attraverso un atto decisionale libero e responsabile. L’uomo quindi è libero di agire per ogni scelta che deve compiere. Se cogliessimo l’importanza di questa definizione, ne sentiremmo il peso, la portata, pure nella difficoltà o nel dolore di fronte a certe situazioni della vita.

Se eliminassimo l’idea di libertà come scelta individuale responsabile elimineremmo l’atto fondamentale della decisione dei singoli individui.
Ora non vorrei addentrarmi in questioni attinenti alla situazione sanitaria odierna, ma proprio questa mi ha fatto elaborare riflessioni.
L’Io che sceglie, è un Io che si trova a dovere decidere responsabilmente in base a dei valori.

“Scelgo perché non sono solo io il protagonista dell’esistenza su questo pianeta, perché questo pianeta è fatto di interconnessioni con altri esseri umani come me, con una natura, con un Universo”.
La vera scelta non è quella tra opzioni egoisticamente calcolabili; i valori in gioco sono oltre, posti su una scala che sfugge a un’esatta valutazione calzata su misura per un nostro tornaconto. L’esistenza individuale insomma si inserisce in un sistema più ampio di comprensione di una totalità che trova significato proprio se siamo consapevoli di esserne parte integrante.

Scelta libera vuole dire scelta secondo valori esistenziali autentici, non calcolati in base a un indice di efficienza. Scelta libera significa rivelazione di un sé continuamente nuovo nel suo farsi atto volitivo, rispettoso dell’altro.
Scelta libera vuol dire sapere smuovere il mondo, produrre un’idea a vantaggio di tutti, ripensare la vita, “decidere collettivamente”.
Se così la scelta si connota davvero di sacralità.

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