Addio alla seduttrice

DI ANTONIO MARTONE

 

Era una grigia mattina di novembre quando Aldo s’accorse che la sua relazione con Melissa avrebbe dovuto prendere una piega decisiva. Del resto – si diceva – qual è la novità? Non l’aveva sempre saputo che tutto era stato sempre soltanto un gioco: un gioco assai elegante e pieno di emozioni intense ma pur sempre un gioco.

E i giochi – lo sanno anche i bambini – ad un certo punto finiscono. Lei lo aveva scelto perché era bello e raffinato, e lui si era fatto scegliere volentieri, pur sapendo che quella storia lo avrebbe fatto soffrire.

Eppure, non aveva mai smesso di illudersi che, un giorno o l’altro, la cosa avesse potuto prendere un’altra piega. E invece no: le settimane passavano inesorabili e, nonostante i viaggi insieme e le tante esperienze condivise, negli occhi di lei non s’annunciavano novità significative.

Quella mattina, era particolarmente malinconico e rassegnato. Pensò che era davvero ora di farla finita. Doveva pur raccattare il coraggio da qualche parte. Le scrisse una lettera.

“Mia dolcissima Melissa: meglio che finisca qui. Avrei voluto che non finisse mai ma è meglio che finisca qui.
Nel corso dei miei anni (che non sono pochi) ho vissuto tante esperienze sessuali. Quasi mai l’ho fatto in una relazione stabile. L’ho fatto per ripicca, per depressione, per apatia, per inseguire il piacere o per riuscire a provare qualcosa.

Tante volte, il mio cuore, la mia anima e il mio corpo erano assuefatti al dolore e del tutto intorpiditi. In quei momenti, ambivo perfino all’umiliazione. Ho massacrato il mio povero corpo, ho sfregiato la purezza della mia bella e nobile anima: quella che avevo da piccolo e che era innocente.

Ho portato impietosamente la mia mente in luoghi oscuri e tristi. La cosa orribile è che ne ero perfino consapevole ma mi son sempre fatto scudo della mia presunzione e dell’arroganza di chi s’illude che può controllare tutto.

Tante volte, ho creduto che si trattasse soltanto di un giro gioioso sulle montagne russe e che, una volta sceso, sarebbe finito tutto. Non e’ stato così. Non è mai stato così. Ancora oggi pago le conseguenze di tante mie azioni e credo che non finirò mai di pagarle…

Tu stessa, mia cara, forse sei una delle conseguenze peggiori che io sto ancora pagando.
Vorrei poterti dire che, in virtù delle mie esperienze precedenti, io abbia raggiunto una qualche specie di illuminazione o di verità ma non è così. Non è così, purtroppo. Vorrei dirti almeno che sono riuscito a sfogare tutta la mia rabbia, il mio livore, il senso di ingiustizia che nutro da anni.

Vorrei dirti, insomma,di aver pareggiato i conti ma non è affatto così…
Davvero non so chi ti abbia messo sulla mia strada. Non voglio chiedermelo. Tu ti ritieni una grande seduttrice e davvero lo sei, visto che mi sono innamorato a tal punto di te da farmi desiderare di cambiare ciò che sono stato.

E’ per questo che sei una grande seduttrice e non per i motivi che tu credi. Non lo sei perché utilizzi la tua bellezza come l’arma più potente per aprire la cassaforte dell’amore degli altri. Non lo sei perché, fin da quando eri bambina, sei sempre stata consapevole del potere immenso scritto nel tuo corpo.

Sei una grande seduttrice perché mi hai fatto innamorare. È proprio per questo, però, che non voglio far più parte della tua vita. Non mi sta bene quel ruolo di comparsa che mi hai affidato: l’ho già visto questo film, magari a parti invertite, ma l’ho già visto. Sei stata proprio tu a farmi desiderare una narrazione diversa, nella quale non ci fossero protagonisti e comparse ma soltanto una storia d’amore.

Avrei voluto soltanto perdermi nei tuoi occhi, e lì provare l’orgasmo più lungo e più intenso. Avrei voluto provare la gioia di un bambino fra le braccia. Avrei voluto partecipare alla vita che crea vita: sentendomi nel cuore dell’universo accanto a te. So bene però – adesso mi è fin troppo chiaro – che non posso permettermi questo sogno.

Questo sogno, evidentemente, è davvero troppo per me. Io non lo merito. Non posso far altro che rimboccarmi le maniche e andare avanti. Lo devo al mondo e lo devo a me stesso. Lo devo a quel bambino che aspetta fiducioso alla finestra, nelle sue solitarie notti d’estate, l’apparizione di tutte quelle stelle che aveva imparato a conoscere.

Perdonami, ti prego se non ho il coraggio di continuare a giocare con te questo gioco bellissimo e assurdo. Devo però sopravvivere. Questo è mio ultimo dono d’amore per te: una verità triste bagnata di secco dolore”.

Aveva appena finito di scrivere, quando si alzò dallo scrittoio e si accinse ad uscire per inviare la sua lettera. Vide che la sua stanza non era mai stata tanto ordinata come quella mattina. Da questa constatazione, trasse un coraggio insperato.

Prima di uscire, ebbe cura di cancellare tutti i numeri di telefono, gli account facebook e gli indirizzi mail di lei: averli, avrebbe significato, magari in un istante di debolezza, precipitare di nuovo nell’abisso della dipendenza.

Una dipendenza che sapeva terribile e di cui aveva terrore. La droga più potente e distruttiva del mondo, ossia l’amore non corrisposto, incombeva su di lui: Melissa avrebbe potuto ghermirlo di nuovo.

 

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