#Afghanistan: una scia di morte e barbarie destinata a durare a lungo

di Michele Piras

Sono giorni maledetti per l’Afghanistan.
E anche per la coscienza del Mondo intero, quello occidentale e cosiddetto democratico innanzitutto, perché il risultato di una guerra lampo e di vent’anni di occupazione sono davanti a tutti.
Ci sono i morti dell’attentato all’aeroporto di Kabul, a quanto pare rivendicato dall’Isis, che si riaffaccia sulla scena terroristica dopo le sonore sconfitte in Medio Oriente.

C’è un Paese intero nel quale sarà vietata la musica, perché così vuole la singolare e fanatica interpretazione talebana del Corano.
Ci sono donne che hanno già perso i pochi diritti difficoltosamente conquistati in questi anni, sotto il controllo straniero.
C’è un comico e la sua satira che viene giustiziata barbaramente.
E le bambine che vengono portate via dalle loro famiglie.
Una scia di morte e barbarie destinata a durare a lungo, violenza che chiama altra violenza.
Servirebbe davvero una Conferenza internazionale sull’Afghanistan, è stato già detto e forse andava fatta prima.
Ma non senza punti fermi, irrinunciabili, chiari.
Perché se, in nome di una fetta delle risorse naturali di quel Paese, si dovesse accettare in blocco il regime talebano e la violazione di ogni diritto umano allora si dovrebbe registrare la definitiva perdita di credibilità di coloro che sono stati lì in nome di una democrazia imposta con le armi e ora hanno sgomberato il campo facendo finta di non sapere cosa sarebbe successo.
#Afghanistan
*Immagine web

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