Alimentazione e rapporto interumano

di Cristina Piloto (biologa e nutrizionista)

L’alimentazione è un elemento costante nelle vite di ognuno. Ogni mattina ci svegliamo, cominciamo la nostra giornata con un buon caffè, e una sana colazione, distribuendo poi i pasti principali nell’arco di più o meno sei-sette ore di distanza, facendo magari degli spuntini tra l’uno e l’altro.
Una corretta nutrizione inizia infatti sin dalla mattina, e dovrebbe proseguire nell’arco della giornata prediligendo cibi come frutta e verdura di stagione, legumi ed alimenti integrali con alto contenuto di fibre, pesce, carni bianche, uova e formaggi in quantità moderate. Ovviamente una dieta equilibrata presuppone anche un’appropriata dose di attività fisica quotidiana, importante per sollecitare il metabolismo dell’organismo.

Un modo di mangiare bilanciato ed una giusta dose di movimento sono quindi essenziali per il mantenimento di una buona salute cardiovascolare, e per la prevenzione di numerose patologie, non ultime quelle tumorali.
Tuttavia, l’atto del mangiare non è legato solo ed esclusivamente ad un fattore puramente biologico, per cui al calare della glicemia bisogna introdurre un adeguato apporto di nutrienti. Al contrario, esso può rappresentare anche un mezzo per stare insieme agli altri, un momento di convivialità e rapporto.
Fin dall’antichità i banchetti costituivano infatti occasioni di scambio e socializzazione. D’altro canto, il primo rapporto che il bambino instaura con la madre è proprio attraverso l’allattamento, mediante cui il neonato prende non solo il latte come alimento, ma anche, e forse soprattutto, il contenuto psichico che gli viene offerto.
Per questo motivo, spesso, quando si verificano alterazioni nel rapporto interumano ci possono essere, come conseguenza, disturbi nel comportamento alimentare.
Disturbi che possono emergere in vari stadi della vita, pur palesandosi frequentemente durante l’adolescenza, e che spesso hanno modi di esprimersi molto differenti l’uno dall’altro, ma che comunque comunicano un disagio nell’affrontare il rapporto con gli altri, forse in modo particolare (dopo la pubertà) nei confronti dell’essere umano diverso (l’uomo per la donna, la donna per l’uomo).
È bene naturalmente saper distinguere, caso per caso, quello che può essere un comportamento più che normale, come uno scarso appetito o, al contrario, una maggiore ma non eccessiva gratificazione mediante il cibo, a seguito per esempio di una delusione amorosa, da quelli che possono essere situazioni a rischio, in cui le variazioni di peso corporeo sono magari molto evidenti e accompagnate da cambiamenti importanti del tono umorale.
È indispensabile dunque, sottolineare, come le modalità con cui avviene quest’ atto, fondamentale per la sopravvivenza, nell’essere umano nello specifico, possa essere anche un modo attraverso cui vedere delle eventuali difficoltà nel far fronte a problemi di tipo relazionale.
Ciò sta a evidenziare che è determinante accompagnare ad un’ idonea terapia alimentare (scelta dei cibi, valutazione della composizione corporea e dell’attività fisica) anche la presa in considerazione, quindi la prevenzione, ed eventualmente la cura, di patologie che si legano poi a quest’azione quotidiana, tenendo conto che esse derivano sicuramente da problematiche molto profonde, strettamente correlate al modo di vivere, per lo più inconscio, il rapporto interumano.
*Immagine pixabay

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