Allegria: c’è posta per me! (Mi sento un po’ Meg Ryan)

di Daniela Marras

Allegria: c’è posta per me! Mi sento un po’ Meg Ryan. Sono così eccitata!

C’incontriamo stasera. Andremo a mangiare una pizza e poi chissà. Dopo tanto tempo, finalmente potremo vederci, sentire le nostre voci, ridere assieme. Ah, non sto più nella pelle! Come mi vestirò? Jeans e maglietta? oppure mini con le zeppe? Sì, sì, dicono che l’apparenza non conta e l’abito non fa il monaco ma io voglio fare una buona impressione. Ci tengo. A papi e mami ho detto che esco con Laura (e Laura lo sa). Non voglio che si preoccupino per me. Se sapessero che esco con uno che conosco solo elettronicamente, stanotte non dormirebbero. Certo, lo so, è un po’ rischioso: si sentono certe storie e non si sa mai con chi si ha a che fare.

Ma io me lo sento: andrà tutto bene! Metterò lo smalto azzurro. Mi piace molto l’azzurro: mi rasserena. Gli piacerà il mio nuovo profumo?

Sarà meglio che cominci a prepararmi. Che palle questi capelli! Mi son venuti da schifo! Porterò il telefonino? No, non credo che ne avrò bisogno e poi stasera non voglio che qualcuno possa rintracciarmi. Il campanello. E’ Laura. “Ciao vecchi! Forse farò un po’ tardi. A domani!”.
“Beh, ci siamo. Mi raccomando: vaffanculo!”: è l’in bocca al lupo di Laura. Il locale è carino, c’ero già stata. Ha prenotato il tavolo sei.

E’ già qui: lo vedo di spalle. Bruno, ben piazzato sembra. Ci credo, col nuoto che fa!

“Ciao!” “Ciao!”  Ci guardiamo: sorride, sorrido. Siamo a corto di parole, ora. Dopo tanto chattare… Ma è normale, no? Solo un po’ d’imbarazzo. Arriva il cameriere e ordiniamo qualcosa da bere. La birra ci scioglie un po’. Ha un dente un po’ storto ma un bel sorriso: aperto, solare. Chi l’avrebbe detto? Ama così tanto Dylan Dog e l’horror! Io no, mi fanno paura: tutta quella violenza!

Eppure c’intendiamo, elettronicamente almeno. Sarà vero che gli opposti si attraggono!?

Uhm! questa pizza è una delizia. Il ciuffo gli ricade sulla fronte mentre è chino sul piatto: bei capelli davvero, viene voglia di accarezzarli. “La passata di pomodoro non ti fa pensare al sangue?” Oddio, non vorrà cominciare con lo splatter o come si dice … Lo supplico di smetterla. Non sopporto questi discorsi, soprattutto a tavola. Vabbè, stava scherzando ma non mi piacciono certi scherzi. Forse beve un po’ troppo e l’alcool può far diventare violenti…

“Ci facciamo quattro salti?” Perché no? gli faccio. Purché non corra troppo in macchina: è pure fresco di patente. Ce l’ho anch’io ma papi non mi fa guidare di notte. Dice che può essere pericoloso. Si fida di me, sa che sono assennata, ma non si fida degli altri. E ha ragione. Questa musica è uno sballo e lui si muove da dio. Quasi come Ricky Martin! C’è intesa tra noi: è una questione di pelle. I vecchi non approverebbero troppo questo ballo, ma che male c’è in fondo?

Siamo giovani e ci godiamo la vita.

Si fa tardi, forse è meglio rincasare. Siamo tutti sudati, per fortuna ci sono i deodoranti che ci rendono un po’ meno, come dire?, animali. E’ proprio buio pesto per la strada: ci rilassiamo ascoltando musica. Ogni tanto mi lancia certi sguardi! Mi ha detto che si è divertito tanto stasera e se possiamo rivederci ancora.

Urrà: gli piaccio! Sento di potermi fidare. Rallenta, parcheggia la macchina lontano da casa. Non si sa mai: i vecchi e poi i vicini insonni con mille occhi. Rabbrividisco: c’è un’arietta! Mi poggia un braccio sulla spalla. E’ così alto ed io sembro ancora più piccola. Da lontano si sente una civetta: dicono che porti sfiga ma io non credo a queste cose. Non è razionale. Si ferma. Siamo l’uno di fronte all’altra e lui poggia le mani sulle mie spalle. Mi guarda e sorride. Lo guardo e sorrido. Ho le mani un po’ sudate ma neanche un po’ di paura. Penso a papi: “Non fidarti degli estranei!” Ma lui non è un estraneo: non più ormai. O forse no, non ci si conosce mai abbastanza. Si china: sento il suo respiro sulla mia fronte. Ora non sento più freddo. Poggia le sue labbra sulle mie. E’ così dolce e piacevole. Indugia … Scende sul collo e mi stringe, mi stringe con le sue braccia forti … Aaah!

Corro, corro verso casa. I miei passi echeggiano. Ci sono: chiudo la porta. Respiro. Sono in camera mia, salva. Meno male che avevo la pistola di papi nella borsa a darmi sicurezza. Dovevo sparare! Papi ha ragione. Mai fidarsi degli estranei: chissà cos’avrebbe potuto farmi! 🙂

 

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