All’Ideal Bar, dintorni e altre storie (parte prima)

di Paolo Massimo Rossi

ALL’IDEAL BAR, DINTORNI E ALTRE STORIE
(Parte prima)
Quando entro all’Ideal bar in Massarenti mi chiamano l’Onorevole.

La sera era iniziata bevendo del rosso e il barista Denis non ebbe pietà per la mia nostalgia e per il mio gastroenterico. Poi, un’italo spagnola illanguidò un te quiero, la nera Margot mostrò un largo sorriso e Deanna disse della vera amicizia. Violista aggiunse che una viola vale una vita, mentre Ernesto il professore suggeriva dal pieno di sé.
Maurilio e io al banco, davanti ai bicchieri: efficace risorsa contro l’ottimismo.
Da quanto beviamo?
“Violista questa sera ci spera,” sussurra Maurilio.
Mi guardo intorno. “Onorevole, un altro!” mi dicono.
Deanna: “Quando vengono gli altri?”
“Gli altri chi?” domanda Violista.
“Bè, a noi basta l’Onorevole!” insinua Denis, con l’aria di ironizzare.
“S’è perso straperso con l’amico del cuore,” aggiunge l’Ernesto generalizzando.
“Dì, Onorevole, qui si trascende e tu non hai da rispondere?” domanda Denis.
“È un mondo pazzo,” faccio notare,” d’accordo, dammene un altro.”
“Sono anni che la racconti, questa dell’altro,” incalza Maurilio.
Glisso, saluto e vado via presto stasera, eludendo l’offerta di accoppiamenti in
penombra, là dove le forme del volto, rugoso au début, festeggerebbero la luce
mancante. Fuori, l’oscurità consola dai pretesi miraggi diurni e allontana l’idea di possibili intraviste tra inganno e suadenza: la notte, stanotte, gratifica e appaga l’illusa dedizione all’antico memento.
Ascolto, uscendo, qualche ironia sul romanzo che scrivo.
Mi avvio, con intermittente e alcolico passo adatto alla soddisfatta rinuncia, così mi
proteggo da un emetico dopo, evitando futuri rimpianti per i ricordi traditi.
Mezz’ora e sarò a casa. Non ceno, per ora, mentre mi si rinnova, dentro, lo stralcio
dalle battute da bar filtrate con lessico cronachistico, inevitabilmente conciso.
Penso: un giorno scriverò che andavamo in inverno al bar Ideal bar per restare caldi e
bene e per bagnare le labbra e la pancia.
Là, oggi, Ernesto riferisce, come sempre, di vino e Maurilio di donne, mentre io, che
sogno di più, dico solo di me, mentre, nella notte in arrivo, aggiungo il ricordo di
qualche amore perduto: a quest’ ora, epilogo muto, è di quelli che continuo a parlare.
Cerco di prolungare l’ora di veglia: andare a letto troppo presto comporta sempre
l’improvviso risveglio alle tre o le quattro prima dell’alba.
Non amo la televisione e, per questo, leggo Il cinema secondo Melville.
Alle dieci, decido di uscire, mangerò una pepata di cozze dalla Viennese in San Vitale; arrivo che dentro sono al colmo del pieno di sera. Appena seduto, Viennese si accosta e mi dice: “Aspetto sempre una copia del suo romanzo.”
“Ma se non sa di che parla,” rispondo.
“Che importa? Sono curiosa lo stesso.”
“Le delusioni, i rimpianti, sono loro che …”
“Non mi prenda in giro, la prego.”
“Se vuole; ebbene, parla del tempo e delle passioni che vanno e che vengono.”
Sorride dubbiosa e si allontana più seria: ha l’aria di far intendere di aver capito. Una brava persona, anche attenta agli affari.
Mi portano la pepata dopo qualche minuto, fumante. Surpo alle valve, mani ormai unte, è promettente la salvietta in bustina plastificata.
Viennese torna all’assalto: “Vorrei regalare tre copie del suo libro, ho un’amica che legge molto, una parente intelligente e un conoscente magistrato, scrittore e appassionato di letteratura che, sono certa, apprezzerebbe.”
Sarà ancora aperto l’Ideal?
Più in là, a un tavolo d’angolo, due quasi attempati si sfiorano in attesa degli spaghetti alle vongole, si guardano e si baciano, senza volgersi intorno.
Le valve sono ormai vuote.
“Un dessert?” mi chiedono.
Letteratura? Mi sfiora l’idea.
“Un mandarinetto,” ripiego.
Offre la casa e Viennese sorride sopra l’ottava di petto. Colgo l’occasione per sorridere anch’io.
Mi inoltro tra i tavoli senza guardare, eppure so che tra gli attempati continuano i baci.
Fuori, il portico deserto sarà povero di suoni e di luci, per non dire di tenerezze d’amore. Pago ed esco per andare in Piazza. Là, come spesso di sera, anche se più raramente in inverno, ci sono ancora Sergantini e compagni.
“La spia inglese, la convinsi a rivelare l’ora e il luogo dello sbarco di Anzio.”
“Raccontacelo ancora, vecchio Serga.”
“Dio, ma non li hai passati da tempo gli ottanta?”
“Portava gli occhiali e mi eccitava per questo, anzi, alla fine, finii per amarla.”
C’ è uno che sottolinea: “Anch’ io porto gli occhiali.”
“Non quanto lei amò me, però, e dopo la guerra l’ho sposata,” conclude Serga.
Il pavimento della piazza sembra bagnato anche senza la pioggia, è sempre così, in inverno.
“Ma lei, come si chiamava?” s’ode una voce.
“Come vuoi che si chiamasse, Mary, come tutte le spie inglesi,” risponde un altro, sino al momento in silenzio. Ma Sergantini ormai tace.
Mi rigiro e mi avvio; a che serve cercare, ma forse è meglio così. Rientrerò a casa quando il freddo sarà un’abitudine, perciò giro lungo, passando dall’Ideal.
Le luci sono spente e solo una piccola insegna, balbettante e luminosa all’interno, lascia sopravvivere la fede in un più tardi meno incerto.
Il marciapiedi è bagnato dalla pioggia d’inverno, finalmente in arrivo.
Sotto il portico d’Irnerio c’è un bar ancora aperto. «Una grappa» chiedo, «non aromatica, per favore.»
Domani aggiungerò un capitolo al romanzo, non il titolo, che ancora non c’è.
Cammino sotto i portici e per altre vie, incontrando nottambuli che finiscono per somigliare a se stessi, mentre si aggirano in improbabili attese.
Rientro, mi preparo, mi spoglio, e m’infilo nel letto sotto le coperte, cercando vecchie consolazioni. Non dormo, effetto del caldo. Usta di sudario in rinnovato celarsi, quasi salvezza al cuore in attesa.
Divenissi seguace dell’apparizionismo! Apparirei anch’io infine, a me e ad altri da me: miserabile illusione di un vecchio eppur nuovo altro da noi. Però pubblicherei il nuovo libro e avrei de l’argent, intanto leggo ancora Melville.
Mi sveglio che sono le sette passate del mattino.
Rileggo i primi capitoli sino alle otto, poi devo andare al lavoro.
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Anna Lisa Minutillo, Luciana Ibi e altri 2
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