Amedeo Bocchi, Pomeriggio d’estate

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Nel 2013 il regista Primo Giroldini, grazie alla Produzione Effetto Notte per Fondazione Monte Parma e Museo Amedeo Bocchi, gira un interessante documentario per raccontare l’artista emiliano Amedeo Bocchi, in parte sconosciuto al grande pubblico eppure titolare di un’esistenza non tanto clamorosa quanto intensa.

Discreto, nonché diretto ad affermare i propri valori con precisione e serietà, Bocchi segue un percorso artistico singolare che lo porta, nel corso degli anni, prima ad interessarsi ad una netta e definita attenzione al reale, per poi sconfinare in ambiti più immaginifici talvolta correlati a punte di elevazione onirica e visionaria.

L’autore, che ottiene notevole successo anche in vita, come testimoniato dalle prestigiose committenze che lo accompagnano subito dopo gli studi, a Parma e Roma, si rivelerà in grado di dettare canoni riferibili all’evoluzione stessa della pittura moderna, e già nel 1910 sarà presente alla Biennale di Venezia, per poi incontrare Gustav Klimt e altri esponenti della celebre Secessione Viennese.

Una pittura diversa, quella del Bocchi, molto personale, in cui la vita quotidiana non esita ad entrare sia sotto forma di indagini sul campo, in cui l’artista procede con vere e proprie incursioni attraverso campagne e paludi per poter vivere fisicamente quel mondo che gli sta tanto a cuore rappresentare, tra pescatori e contadini, sia mediante una continua esposizione della propria vita familiare, caratterizzata sì da una sensibilità in grado di cogliere bellezza e luminosità, ma che non risparmia, e non desidera farlo, nemmeno i grandi dolori inevitabilmente parte dell’esistenza.

Come nel 1920, con Pescatori delle paludi pontine, in cui Bocchi riprende un soggetto a lui caro, con i protagonisti, nell’occasione, colti in un momento di pausa dalla dura attività, la cui certamente non facile realtà appare ingentilita dalla presenza di bambini e dal gatto sonnacchioso placidamente addormentato al sole: un’esistenza difficile, a tratti grama, quella dei pescatori del pontino, costretti ad operare in una zona ostile e in condizioni estremamente dure, che spesso hanno riguardato la storia dell’arte captando l’attenzione di artisti che hanno inteso rappresentarne vita e abitudini.

In questo caso Amedeo Bocchi non desidera rimarcare situazioni difficili, che pur rimanendo in sordina non smettono di essere visibili in alcuni sguardi stanchi e provati, già descritte in ogni modo possibile anche con encomiabili intenti di denuncia sociale, ma preferisce coglierne un momento di ragionevole riposo: limitato e ridotto, ma esistente, e forse per questo ancora più prezioso da custodire, rivelatore di un animo rappresentativo contraddistinto da rara sensibilità.

Quell’empatia in grado di comprendere quanto di più sfuggevole possa apparirci, eppure dotato di quell’importanza fondamentale che non sempre, ingiustamente, siamo disposti a concederci.
Bocchi, al contrario, si rivela il perspicace esecutore di circostanze meritevoli di essere puntualizzate, ma tali solo all’attenzione di uno spirito opportunamente sensibile.

Pomeriggio d’estate, oziosa e dignitosa prospettiva di un momento, agli occhi dell’artista, pragmaticamente ammirevole, invita, nella sua fittiva bidimensionalità, a costruire un ulteriore attimo di affettuosa condivisione.
Sentimenti che gradualmente si manifestano e prendono forma, proponendo un doveroso passaggio dall’impulso alla tangibilità; le figure, inizialmente distanti, si appropriano di uno spazio imperativo e riservato.

Un diritto di cui pacatamente si avvalgono senza irrompere nello spazio, al contrario apparendo in docili sembianze di compartecipe immedesimazione.
Venite in disparte e riposatevi un po’, le parole di Gesù dal Vangelo di Marco, con cui il Signore invita gli apostoli, affaticati per la gravosa missione che gli ha affidato, a ristorarsi fisicamente e spiritualmente, nobilitando il riposo ad attività necessaria ed encomiabile.

Amedeo Bocchi si muove tra pesanti attività e riposi meritati, senza cadere nell’errore di un facile giudizio, bensì rappresentando il personale colore di qualcosa che deve continuare ad esistere.
Come ci è stato insegnato ed è giusto che sia…

Amedeo Bocchi (1883-1976), Pomeriggio d’estate, 1919, olio su tela, 130×150 cm., Parma – Ape Parma Museo
Immagine: webPubblicità

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità