Amedeo Modigliani, Paysage dans le Midi

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

La rappresentazione dei paesaggi non pare essere particolarmente congeniale alla dedizione artistica di Amedeo Modigliani.

Scultore nell’anima tanto da adattarsi a rubare materiali nei cantieri financo le traversine della metropolitana per poter esercitare la propria passione – l’estrema indigenza, purtroppo, non gliene permetteva l’acquisto – costretto ad abbandonare la propria vocazione a causa di problemi di salute fisicamente impedienti.

Si parla materialmente sia dello sforzo per sollevare le pesanti pietre da scolpire, sia dei problemi respiratori conseguenti all’inalazione delle polveri durante l’esecuzione, aspetti che si è poco propensi, almeno di primo acchito, a valutare, tuttavia non trascurabili, allo stesso modo in cui, trattando di pittura, occorrerebbe soffermarsi sulla reperibilità di tele, pennelli, modalità di preparazione dei colori, e altri elementi sovente non valutati ma direttamente incidenti.

Se abbiamo una quantità tanto importante di quadri di Modì, soprattutto in riferimento alla numerosa serie di ritratti, in parte lo dobbiamo anche all’impossibilità dell’autore di continuare secondo la propria diretta inclinazione, atteggiamento che peraltro non termina tuttora di testimoniare la capacità di un artista di reinventarsi secondo occasioni e necessità.

E non è raro che una scoperta casuale, a tratti apparentemente obbligata entro una opprimente imposizione, si riveli in realtà quanto di più proficuo e magistrale.

Ciò che tuttavia accade con i suoi ritratti, prezioso bacino di interpretazioni psicologiche viventi in fervore interpretazioni stilistiche, rimane purtroppo relegato ad uno stadio iniziale, potenzialmente embrionale, per quanto riguarda i paesaggi.

Ne conosciamo pochi, appena uno sparuto gruppo di tele, realizzate tra il 1918 e il 1919, dedicate a Costa Azzurra e Provenza, ciononostante rivelatrici di una caratteristica malinconia, quella stessa suadente dolcezza percepibile attraverso le sue opere, si dice probabilmente legata alle sue antiche origini ebraiche: forte di una famiglia di grandi cultura e tradizioni, penalizzata dalla dispersione conseguente alla diaspora.

Modì, il quale non mostrerà mai un particolare interesse per temi come vedute o natura morta, apre una parentesi paesaggistica assolutamente non indifferente, la cui esecuzione tradisce palesemente la straordinarietà del suo autore.

Gli alberi si assottigliano e allungano nell’idealità di quei sinuosi colli facilmente influenzati dalle elaborazioni manieristiche, proprio come il pittore colombiano Fernando Botero, al contrario attirato da una dilatazione vagamente sproporzionata, riserva la medesima attenzione agli oggetti raffigurati, a propria volta opportunamente ‘ingrassati’ assecondando una trascendente opulenza, in ossequio all’antica tradizione di umanizzare gli oggetti attribuendogli anche comportamenti umani.

Nella celebre fiaba La bella addormentata nel bosco, quando la fata addormenta tutti per cento anni secondo l’avverarsi dell’infausta, seppur mitigata, profezia, non si limita ad esercitare il sortilegio su personaggi e animali: gli oggetti stessi, come le fiamme del camino, lentamente si spengono, si assopiscono restando inerti.

Una grande bellezza che lo stesso Modigliani appella ‘novizia’, e forse apprezza relativamente, anche tenendo conte delle ultime scoperte: nel 2020, infatti, sotto il ritratto di Viking Eggeling, del 1916, la ricercatrice Marie-Amélie Senot, conservatrice presso il museo d’arte moderna di Villeneuve-d’Ascq, scopre una insolita stratificazione pittorica, a dimostrazione di un paesaggio dipinto e successivamente coperto.

Un progetto di ricerca importante, poi allargato ad altre opere dello stesso autore, cui è stato dedicato anche un documentario televisivo, intitolato Modigliani e i suoi segreti, diretto da Jacques Loeuille e trasmesso in occasione del centenario della morte dell’artista…

Amedeo Modigliani 1884 – 1920
Paysage dans le Midi (1919)
Olio su tela (61,1 x 46,2 cm)
Collezione Privata

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