Anche noi siamo stati bambini

DI GIOVANNI BOGANI

La mia Daytona, la mia Indianapolis, il mio autodromo di Monza. Era la Fortezza da Basso, o meglio l’anello di asfalto e ghiaia intorno alla vasca dove, secondo me dall’eternità, nuotavano i cigni.

I cigni, maestosi, bianchi, nell’acqua verdastra, attorno a un isolotto di roccia.

E attorno all’ovale della grande vasca, del laghetto, noi bimbi. Scatenati, con i grilli. I grilli non erano animali, ma tricicli di ferro, latta, ruggine, ruote scassate. Scarni, privi di fronzoli come i Go kart che andavano nelle piste.

Una via di mezzo fra le carrozzine dei fantini al trotto e i Dragsters, le auto fatte apposta per battere tutti i record di velocità, fatte solo di acciaio, scheletri di metallo. I grilli. Naturalmente i nostri, che andavano a forza di pedalate, pestando su una specie di piattaforma di macchina da cucire, non andavano tanto forte.

Ma se eri un bambino di sette anni scatenato, potevi raggiungere anche i trenta all’ora, e schiantarti in curva sulla ghiaia, e trasformare le ginocchia in una scultura d’arte astratta fatta di ghiaia e di sangue, perché naturalmente sempre i pantaloni corti avevi.

E se non ti schiantavi in curva, potevi andare a tutta velocità contro il Grillo pilotato da un altro bambino pazzo quanto te, oppure per evitarlo andare dritto contro un albero.

Era abbastanza facile trasformare i vestiti che avevi in un’opera di Burri, quello che bruciava le tele e la juta, qualsiasi cosa fosse trasformabile in un paesaggio bruciacchiato. Ecco, dopo aver corso sul serio sui grilli finivi così, altrimenti era stato come non averlo preso.

Naturalmente non mi ci portavi tu, sui Grilli alla Fortezza. A vedermi lasciare scie di sangue dalle ginocchia e gridare felice come nella corsa delle bighe di “Ben Hur”, saresti morta.

Erano belli, i Grilli. Chissà quando li hanno tolti. Un giorno saranno venuti con qualche camion, avranno caricato su quei ruderi rugginosi, e i Grilli saranno rimasti solo nei ricordi dei ragazzi del Baby boom.

Che poi, Boomers vuol dire quello. Che siamo stati bambini. Anche noi siamo stati bambini. E spesso lo siamo anche rimasti. Bambini per sempre. Boomers, sì. Ma che andavano a cento all’ora su quei trabiccoli, che nemmeno Nuvolari.

Una volta, ne sono quasi sicuro, un Grillo si è staccato da terra, e ha volato, per cinque o sei metri è riuscito a volare. Un po’ come noi boomers.

Immagine tratta dal web

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