ANIMALI E PIANTE INTELLIGENTI. E L’UOMO?

DI FABIO BORLENGHI

Quando il Gregorovius, nei suoi ottocenteschi “Pellegrinaggi in Italia”, descriveva affascinato gli ambienti selvaggi dell’Appennino, lo faceva citando testualmente ‘selve’ e ‘fiere’ quali abitanti esclusivi di quei luoghi magici e tenebrosi nonché esseri viventi subalterni alla figura umana, da sempre antropocentrica. Allora l’uomo aveva già scoperto la macchina a vapore, l’illuminazione elettrica, il motore a scoppio, la fotografia e tante altre innovazioni tecnologiche e cavalcava così la seconda rivoluzione industriale ponendosi al centro del mondo. Intanto però qualcuno studiava il mondo naturale scoprendo e rilevando aspetti importanti e per certi aspetti rivoluzionari su piante e animali: Charles Darwin.

La teoria darwiniana dell’evoluzione delle specie attraverso la selezione naturale costituirà in seguito il pilastro di conoscenza per innumerevoli altri studi e ricerche che saranno condotti fino ai nostri tempi.
Oggi molti studiosi convergono sulla teoria che il mondo vegetale e quello animale possiedono una loro intelligenza non inferiore alla nostra, semmai differente. Lo scienziato Stefano Mancuso, professore di Neurobiologia vegetale e uno dei massimi esperti mondiali del mondo delle piante, nei suoi trattati e nelle sue seguitissime conferenze, ci descrive l’universo vegetale mettendo in evidenza le grandi capacità di adattamento e sopravvivenza delle piante stesse che, da sempre, hanno sviluppato una vera e propria rete comune di radici capillari sotterranee, grazie alla quale esse sono in comunicazione fra loro scambiandosi persino alcuni nutrienti, come l’acqua. Inoltre le piante, pur essendo singolarmente incapaci di allontanarsi dal sito in cui crescono, tuttavia riescono a spostarsi ‘come specie’, colonizzando altri siti, grazie al trasporto di polline e semi per opera di agenti atmosferici o vettori animali quali api e uccelli.

Le piante, insomma, interagendo costantemente col mondo circostante, dimostrano una straordinaria capacità di mettere in atto azioni mirate per la soluzione dei vari problemi che si presentano loro. A questa capacità è riconosciuto il significato di un’intelligenza.
Anche nel mondo animale troviamo forme d’intelligenza. L’etologo Danilo Mainardi ce ne ha parlato a lungo e con passione nei suoi libri con uno stile diretto e facilmente comprensibile, avvalendosi di esempi concreti. Mainardi ci ha infatti evidenziato come gli animali, oltre al loro patrimonio genetico, chiamato semplicisticamente istinto dall’uomo e appartenente a tutti gli individui di ogni singola specie, posseggano una marcia in più ovvero una loro capacità a risolvere determinati problemi incombenti sulla vita quotidiana.

Questa capacità deriva dall’esperienza acquisita nel tempo sia attraverso esperienze dirette sia con l’elaborazione delle informazioni arrivate dall’ambiente circostante; una sorta di sapienza o intelligenza vera e propria. Un esempio è la scimmia che scopre l’utilizzo di un bastoncino per catturare le formiche all’interno di una cavità.
E l’uomo? Una fortissima contraddizione nello stile di vita ci distingue nettamente dal mondo naturale intorno a noi. Siamo l’unica specie in disequilibrio e impattante su questo pianeta, quasi fossimo privi dell’intelligenza che ci ha permesso di raggiungere traguardi di rilievo in tutti i campi nei quali ci siamo cimentati.

E così da una parte ci vantiamo delle opere di Michelangelo, Leonardo da Vinci, Caravaggio, delle scoperte di Einstein, degli scritti di Dante Alighieri, delle poesie di Leopardi e delle tante altre eccellenze che hanno avuto origine su questo nostro pianeta mentre dall’altra spendiamo annualmente 1.800 miliardi di dollari per armamenti militari nel mondo..

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