Annette e Robin

DI ROBERTO BUSEMBAI

“Stando a quanto dicono le previsioni, domani sarà ancora più freddo” – pensava la volpe Annette mentre attraversava il bosco ricolmo di neve – “e quello che ancor più mi preoccupa è che con questa neve non riesco nemmeno a trovare qualcosa da mangiare”.

E intanto aveva iniziato di nuovo a cadere il bianco scivolare della pioggia, una pioggia gelida e fredda con la sembianza di batuffoli di cotone, insomma aveva ripreso a nevicare e anche forte e Annette nonostante la sua sciarpa celeste iniziava anche a sentire un poco di male alla gola, il freddo le attraversava il suo folto pelo rosso.

Improvvisamente un cinguettio la destò dai suoi freddi pensieri e si guardò stupita intorno chiedendosi di chi poteva essere quel richiamo, tutti gli uccelli ormai erano volati in luoghi più caldi, ma non riuscì a vedere nessuno.
“ Sto pure delirando, il freddo mi sta congelando anche la mente, o povera me”…. Ma subito un altro cinguettio la sorprese e questa volta era molto più deciso e forte del primo, non poteva sbagliare e non era impazzita, quello era un canto melodioso di un piccolissimo uccellino.

“ Dove sei? Ti ho sentito! Fatti vedere!”…cominciò a urlare la volpe.
Quando ecco che su di un basso ramo si posò con tutta la sua eleganza e naturalezza un piccolissimo pettirosso, in vicinanza della volpe che lo cercava in alto nel cielo.
“Ciao, Annette”
“Ciao pettirosso, ma tu mi conosci? Sai il mio nome?”
“Non ti conosco ma tutti nel bosco parlano di te, delle tue avventure, del tuo coraggio a camminare con questo freddo, della tua furbizia nel saper scovare un poco di cibo, tutti parlano della volpe Annette dal pelo rosso. Ti ho vista e ho pensato fossi proprio tu, e non mi sono sbagliato.”

“ Ti ringrazio delle tue parole, ma sai non è proprio tutto così come mi definiscono, anche io ho i momenti bassi, ad esempio oggi sento un freddo incredibile e non sono capace di trovare niente da mettere sotto i denti. Ma tu come ti chiami?”
“ Sono Robin, il pettirosso, ultimo di una grande nidiata e vago per il bosco con la consapevolezza che prima o poi qualche seme o briciola o altro ancora troverò.”
“ Perché non uniamo insieme le forze e cerchiamo insieme, siamo rimasti noi soli in questo bosco ormai bianco e la solitudine spesso non è una buona compagna.”

“ Ma si dai, che bello, la volpe Annette mi chiede di essergli amico…si andiamo insieme a cercare, perché insieme è anche più bello e sono sicuro che sentiremo anche meno freddo.”
Vagarono per il bosco, la volpe scavò a più non posso nella neve bianca, sperando che sotto il suo manto gelato vi fosse qualche residuo di carne o magari anche un piccolo pezzetto di formaggio, forse fantasticava troppo, ma la fame fa di questi scherzi.

Il pettirosso volò di ramo in ramo nella speranza di trovare qualche bacca ancora attaccata o qualche minuscolo insetto ormai morto dal freddo, o magari qualche seme volato da chissà dove ( e anche lui fantasticava forse troppo, in pieno inverno dove li può mai trovare dei semi?).
Sfiniti dalla stanchezza, quando ormai si stava facendo notte i due amici del bosco, non avendo trovato niente, decisero che era il momento di ritornare ognuno alla propria casa e magari ritrovarsi il giorno dopo con una speranza più grande.

Stavano salutandosi quando in lontananza videro due ombre umane che entravano nel bosco, Annette subito cercò riparo in una tana e Robin volò immediatamente sul ramo più alto di un altissimo albero.
Erano un uomo con un bambino e mentre chiacchieravano e camminavano l’uomo portava sulle spalle un piccolo sacco mentre il bambino sulle spalle teneva un piccolo zaino ma dal passo quasi faticoso si presumeva pieno e pesante.

“ Papà siamo arrivati? Comincio a non farcela più.”
“ Ma si figliolo, ormai siamo ben addentrati in questo bosco e penso che qui vada bene”.
Annette nascosta osservava i loro movimenti e pure Robin dall’alto cercava di capire cosa stessero combinando.
L’uomo posò il grosso sacco e capovolgendolo lo svuotò del suo carico, un insieme di pezzetti di carne, di rimanenze di pasta, di fette di pane, di dolci sbriciolati…insomma un mare di cose da mangiare, mentre il bambino tolse dallo zaino un grosso sacchetto di rotondi dolcetti e li posò anche lui in terra.

“Papà pensi che ce ne sia abbastanza per tutti gli animaletti del bosco?”
“ Sicuro, e comunque stai certo che i tuoi dolcetti che hai rinunciato di tenere e mangiare appositamente per loro, saranno i più graditi.”
“ Spero che qualche volpe o magari qualche pettirosso possa cibarsene, io sono fortunato a essere uomo, me ne posso stare al caldo e avere da mangiare quando voglio, loro invece vivono forzatamente tra le intemperie e chissà quanto soffrono a trovare qualche cosa.”
“ Dai figliolo, ora ritorniamo a casa, fa abbastanza freddo e non voglio tu ti debba poi sentir male.”

“ Ciao bosco e ciao animaletti se ci siete e mi sentite.”
Annette e Robin avevano certo sentito e erano rimasti davvero commossi dalla bontà di quel bambino, ora potevano rifocillarsi, bastava attendere che quelle due ombre svanissero oltre la collina.

Immagine AI (errebi)

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