Non amai che la rosa che non colsi. E’ semplice dire, delusi, “Avrei voluto ma…”, o “Volevo farlo ma mi è stato impedito”. Ciò che non si riesce a fare è sempre colpa di altri; ed è quel continuo ‘sempre’ che m’inquieta: il lasciare a terzi le decisioni legate alla propria esistenza, lo scaricarsi dalle responsabilità.
Gli immaturi si cospargono di alibi; è più facile assistere allo spettacolo della vita oltre il vetro di una finestra, che camminare in un mondo meraviglioso ma alieno. E’ più semplice interpretare le altrui vite, piuttosto che affrontare la propria. Non amai che la rosa che non colsi… ; così ammettono gli eterni delusi, e ciò che hanno non basta mai: si vuole sempre di più, ancora ed ancora, del resto per questo vivono; per aspirare all’uva che sanno di non poter toccare, che forse mai hanno voluto prendere davvero.
Eppure sono circondati, spesso, da tutto ciò che un uomo può desiderare, almeno nell’essenza: amore, affetto, stima… Che non bastano, ancora.
Gli eterni scontenti li chiamo, i vinti per scelta, infelici per dogma perché il mondo, la vita, i rapporti richiedono coraggio.
Ed è soltanto quando perdono anche quelle uniche sicurezze avute e mai godute che, forse, apprendono ad infatuarsene…l’uva che, di nuovo e “per sfortuna”, è sfuggita alle loro mani.
Apprezzare ciò che si ha, anche se è poco: sempre. Significa rispettare il senso stesso dell’esistere.
*Immagine pixabay
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