Arte, sperimentazione e vivere

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

‘L’arte diviene una sorta di condizione sperimentale in cui si sperimenta il vivere’ – J. Cage

Siamo intorno alla metà del 1900 ed il mondo dell’arte è percorso da una nemmeno troppo sottile vena di agitazione, un contesto in cui gli artisti rivendicano il diritto di assurgere a protagonisti evitando di ritrovarsi relegati a rappresentare e confermare valori e principi ormai assodati nel tempo: il bisogno di operare concretamente all’innovazione della società, senza peraltro tralasciare la collaborazione con le forze portatrici dei medesimi fattori di modernità.

Un atteggiamento storicamente comune alle avanguardie, ansiose di lottare contro quella società che intendono porre sotto accusa: la manifestazione consumistica di ciò che tenta di sottoporre l’arte al potere, rinnegando indipendenza ed autonomia.

Un atteggiamento critico, a tratti ribelle, in cui tali fini vengono perseguiti anche attraverso l’elaborazione di nuove modalità espressive in grado di creare ed esternare forme comunicative, mai viste prima, atte a colpire direttamente l’osservatore.

Tutto è lecito in nome del nobile scopo che ci si prefigge, soprattutto le sperimentazioni, dissacranti e destrutturanti, volte a mettere in discussione ogni convinzione, e convenzione, fino ad allora conosciute e condivise.

L’artista italiano Piero Manzoni si muove all’interno di questo ambito, maturando il principio secondo cui ‘tutto è arte, niente è arte’, distaccando il concetto di validità estetica dall’oggetto eventualmente proposto: ogni oggetto può divenire opera d’arte, talvolta assecondando un contegno di pubblico ai limiti del feticismo, purché dotato di firma o certificato di autenticità dell’opera rilasciati dagli artisti.

Dalle uova sode alle impronte digitali, ai propri reperti organici, inscatolati ed etichettati alla stregua di prodotti industriali, evitando di creare immagini al fine di ribadire un netto rifiuto alla mercificazione dell’arte, destando scandali diffusi da una eco realmente assordante.

Polemico e dissacrante, tuttavia non sprovvisto di una clamorosa dose di ironia, sottolineando sacralità e consumismo artistico, paradossalmente appartenenti ai medesimi tentativi di affermazione.

L’iniziale adesione al Movimento Nucleare, in seguito al quale fonda, con Enrico Castellani, la rivista Azimuth, passa al neoconcretismo dei quadri bianchi, i cosiddetti Achromes, e dei Corpi d’aria, questi ultimi in forma di palloncini gonfiati.

Notevole anche l’influenza di Lucio Fontana, che non mancherà di incidere su gran parte delle sue successive opere, peraltro realizzate entro l’arco di una vita davvero breve, caratterizzate da costruzioni nitide e razionali e a tutt’oggi ancora indiscutibilmente presenti nella percezione dell’immaginario collettivo…

Piero Manzoni, 1961, collezione privata.
Immagine: web

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