Asia Argento: fragile, disinibita, trasgressiva

DI GINO MORABITO

Il difetto è la mania del controllo, il pregio l’affidabilità. Le regole? Trasgredisce solo quelle obsolete. Con un Dna indiscutibilmente eccezionale, Asia Argento è soprattutto donna. Persona, prima ancora che personaggio. Fragile, disinibita, trasgressiva.

Due David di Donatello come miglior attrice protagonista e una consacrazione internazionale arrivata con New Rose Hotel di Abel Ferrara per un’anima ribelle e la sua capacità di abbattere i confini artistici. L’anatomia di un cuore selvaggio declinata “senza veli” nel cinema, nella letteratura, nella musica.

Alle spalle due album in studio e diverse collaborazioni con artisti internazionali del calibro di Brian Molko dei Placebo, Tricky, Munk, The Penelopes e Indochine, torna alla musica con un disco dalle atmosfere scure anticipato dal singolo I’m broken, letteralmente concepito in camera da letto.

«Ero partita per Pechino Express tutta gasata, ma dopo cinque giorni mi sono rotta il ginocchio e mi hanno rimandato a casa. Sono rimasta a letto per sei settimane, con un enorme tutore e le raccomandazioni del medico di non muovermi perché c’era il rischio che la frattura diventasse scomposta. Ero abbastanza sconsolata per l’accaduto, fino a quando non mi sono confrontata con Holly, giovane musicista di origini portoghesi con cui avevo già collaborato. Anche lui aveva vissuto un’esperienza simile alla mia, riuscendo a trasformarla in qualcosa di estremamente positivo. Ed ecco l’idea: creare un vero e proprio studio di registrazione accanto al mio letto e comporre. Holly mi ha mandato una trentina di tracce da cui scegliere ed io ho buttato giù le parole e messo su la voce. “I’m broken” è il primo pezzo che è venuto fuori.»

La copertina del singolo è un’illustrazione dell’artista fumettista spagnolo Miguel Angel Martin, che, in un parallelismo di generi, raffigura un’Asia/Frida Kahlo ferita e al contempo salvata dall’arte.

«Il potere dell’arte è salvifico perché ha la capacità di portarti al di fuori di te. Nasce da motivi profondamente egoistici, di sopravvivenza, quel bisogno primordiale di comunicare sé stessi, le proprie sensazioni, trovando qualcuno che vi si possa rispecchiare. È una specie di osmosi in grado di abbattere ogni tipo di solitudine.»

La voglia di vivere, la tenacia, la capacità di trasformare il veleno in medicina.

«È una peculiarità del mio carattere che viene fuori quando sono concentrata, ben quadrata; se non sto attraversando un momento di dolore, di depressione, di inferno.»

Un’anima inquieta che fa i conti con i propri demoni.

«Ho imparato a tenere a bada i miei demoni privati: sono difetti del carattere che hanno a che fare con vittimismi, autocommiserazione, gelosie. Sono tutti quei sentimenti bassi dell’umano che fanno parte di ognuno di noi. A volte mi lascio cadere nello sconforto, in preda ad eventi terribili. Sono stata talmente male per la perdita di mia madre, che dopo è seguita una rinascita totale del mio essere, anzi una vera e propria nascita, perché forse prima non ero mai stata me stessa.»

Oggi Asia Argento ha una maggiore consapevolezza di sé. A quarantasei anni portati splendidamente è finalmente entrata nella sua pelle.

«Mi prefiggo di vivere la giornata al massimo; che ci sia serenità nei miei pensieri, nelle parole, nelle azioni, nell’avere a che fare con gli altri. Vivo cercando di rimanere concentrata sull’oggi, senza che il passato lasci le sue ombre su un presente, che ogni volta è nuovo e che rappresenta un avanzamento del mio essere, e senza proiettare troppo sul futuro.»

Il tentativo di sradicare il mondo di illusioni che ci circonda.

«Un mondo miope che non riesce a vedere le cose per quello che sono. Continuare a credere nelle vecchie menzogne è in totale disaccordo con il mio nuovo modo di essere, le vedo estremamente chiare. Mi conosco troppo bene e non mi faccio illusioni neanche sull’avere un compagno. Forse, magari un giorno, sarò pronta anche per questo, ma oggi, nel mio presente, l’amore è un’illusione che non mi appartiene. Preferisco piuttosto dedicarmi agli amici che stanno compiendo lo stesso percorso, anche spirituale.»

Tanti i modelli sotto il profilo artistico e una vita privata in cui navigare a vista. Di fatto una ribelle che lotta in difesa dei propri ideali.

«I miei sono ideali spero abbastanza alti, ma anche comuni: un’ideale di giustizia, di evoluzione dell’umanità, di semplicità nel modo di vivere, di amore per la natura. Sono ideali che ho formato con l’esperienza, sicuramente in passato ero molto più egoista.»

Un’attivista impegnata per i diritti civili, in particolare delle donne.

«Auspico che ci sia più eguaglianza tra uomini e donne, che il potere sia più equamente suddiviso e non sbilanciato tutto da una parte. Il mondo maschile non mi spaventa, anche se ho subito dei soprusi. Scorgo tanta positività anche in uomini di potere, non solo economico, ma decisionale, psichico, di comunicazione. Solo sarebbe interessante vedere tutto quel potere distribuito un po’ meglio.»

La nostra generazione è cresciuta con l’idea che bisogna vergognarsi di ciò che si è subito, che i panni sporchi si lavano a casa, in famiglia.

«Talvolta anche in famiglia si corre il rischio di non essere compresi: “Ma è colpa tua. Come ti eri vestita? Perché sei andata là? Perché non sei scappata?”. Ragazze, donne, esposte non solo alla gogna pubblica ma anche a quella privata.»

Il coraggio di chiedere aiuto, perché da sole non si riesce a venirne fuori.

«Ci vuole tanto coraggio per chiedere aiuto, e non è sempre detto che si trovi. Si sente spesso di donne che vanno anche alla polizia cercando di denunciare, e poi magari viene loro sconsigliato di farlo. C’è bisogno di aiuto, ma dalle persone giuste. Credo fermamente nel mutuo soccorso e, per quanto concerne gli abusi sessuali, non c’è persona in grado di capirti meglio di una donna che ha subito i medesimi soprusi, le stesse violenze. Questo riguarda ogni ambito della vita: quando due persone che hanno vissuto delle esperienze simili ne parlano insieme, si confrontano, a prescindere dall’appartenenza sociale e dall’età… quando si incontrano e si identificano l’una nell’altra, è lì che inizia la guarigione delle ferite. È molto più efficace che rivolgersi a un terapeuta, a un poliziotto, a chiunque altro.»

Infrangere i limiti a favore di un’espressione personale e libera, ad ogni costo.

«Il prezzo da pagare per la mia libertà è stato quello di venire etichettata, messa fuori dal gruppo. Ma è una condizione alla quale sono abituata sin da piccola e che mi sta anche bene. Le mie lotte ho sentito di farle da sola, forse era necessario. Poi, nel privato, sono riuscita a trovare delle persone con le quali condividere il mio essere, sentendomi così meno sola. Nel mio mestiere sono una di quelle che non invitano alle feste, e non mi sentirei nemmeno a mio agio in quegli ambienti. Ho fatto anch’io la mia parte: non è solo che gli altri mi hanno rifiutato, forse anch’io ho rifiutato loro.»

Sempre pronta ad affrontare la bufera in alto mare, nuotando da sola, controcorrente. Decide di aprire il cassetto dei ricordi.

«Da piccola ero una bambina molto solitaria e ricordo dei momenti meravigliosi passati a leggere e ad ascoltare musica. Provavo infinitamente gioia, comprensione universale, mi sentivo parte del tutto. Ricordo anche le scorribande alle elementari con la mia migliore amica Angelica, andavamo in giro per il quartiere… il senso del proibito a quell’età, le nostre avventure insieme: prendere la metropolitana, girare tutta Roma da sole, a sette-otto anni. Quel nostro senso di libertà era meraviglioso, oggi sarebbe impensabile.»

Una figlia non facile.

«Non credo di essere stata una figlia facile. Non mangiavo volentieri, ero molto introversa, timidissima. Da quello che mi dicevano ero una palla al piede. Però anche la mia famiglia non era composta da persone facili. I miei genitori hanno voluto creare una famiglia allargata che, per i tempi, era una formula abbastanza innovativa. Il loro tentativo di riunire tanti elementi diversi sotto lo stesso tetto è stato un gesto generoso ma anche azzardato. C’erano molti problemi, infatti non è durata.»

Una madre aperta che crede fermamente nel rispetto: un sentimento che nutre forte per i due figli e che da loro esige, con l’augurio che siano felici.

«Mi auguro che non debbano passare come me anni in analisi per riuscire finalmente a stare bene nella loro pelle. Spererei che riescano a rimanere giovani il più a lungo possibile, quando io ho voluto bruciare le tappe e già a quattordici anni ero una donna di mondo, o perlomeno mi sentivo tale.»

La felicità è dentro di noi, ma se guardiamo nella direzione sbagliata non riusciamo a vederla.

«Davanti allo specchio vedo una persona che ce la sta mettendo tutta, ogni giorno, con azioni pratiche, per stare bene e migliorarsi come essere umano, vivendo in modo sereno e senza patemi d’animo. Ho capito che la felicità non è qualcosa che ti cade dal cielo. Sì, ti può capitare; magari viene esaudito un tuo desiderio, ma si tratta di una felicità di breve durata. La vera felicità è qualcosa che va profondamente desiderata e costruita. Bisogna lavorare ogni giorno per essere felici e, quando riesco ad occuparmene attivamente, provo un enorme senso di gratitudine verso la vita e verso me stessa.»

Il difetto è la mania del controllo, il pregio l’affidabilità.

«Sono una persona onesta, non solo intellettualmente ma anche nella vita pratica, disposta a pagare le conseguenze della propria onestà, senza voler intenzionalmente ferire nessuno. Sono rigida, mi do delle regole molto ferree, ma è per il mio bene: intransigente sia sul cibo, da vegana praticante, sia sulle relazioni, allontanando le persone che reputo negative. Sono curiosa, mi stupisco davanti al mondo.»

Volto cinematografico tra i più trasgressivi della scena internazionale, guarda con tenerezza a quella bambina che esordiva diretta da Sergio Citti.

«Sarebbe saggio dirle: “Prenditi il tuo tempo, viviti la tua infanzia.”. Ma non sarei oggi quella che sono. Le direi piuttosto di avere fiducia, che magari ci vorrà molto tempo, ma arriverà un giorno in cui “ti sentirai davvero bene nella tua pelle, fiera di ciò che hai fatto. La conquista di una consapevolezza che, ad una certa età, ti avrà portato finalmente a dire: “La mia vita va bene.”.»

 

 

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