Atarassia: è possibile vivere imperturbabili e felici?

di Maria Teresa Di Maio (psicologa/psicoterapeuta)

Atarassia: è possibile vivere imperturbabili e felici?

Il termine atarassia deriva dal greco ataraxia che significa “imperturbabilità” o “mancanza di imbarazzo”.

Il termine è stato utilizzato nell’antica filosofia greca per designare quello stato di assenza di confusione tipica della persona saggia, capace di dominare le proprie emozioni. Infatti, secondo Epicuro, Democrito e diversi pensatori delle scuole filosofiche stoica e scettica, il desiderio sarebbe la causa della sofferenza umana ed è proprio riducendo la passione che si può vivere una vita serena, impermeabile alle emozioni e libera dalla paura, ed elevare così il proprio animo.

La rinuncia a tutti gli impulsi legati al piacere sarebbe la strada per sfuggire al dolore.

Secondo alcune ricerche i filosofi vedevano l’atarassia come una forma di benessere mentale, in quanto rappresentava la liberazione dell’individuo dalle proprie paure, delle emozioni che lo sconvolgevano.

Sebbene in campo filosofico possa assumere dei connotati positivi, in ambito medico-psicologico il termine atarassia si associa a un disturbo neurologico causato da lesioni cerebrali derivanti da traumi o incidenti cerebrovascolari.

L’atarassia non fa parte dei disturbi psicopatologici del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-V), per cui non è una malattia a sé stante. Piuttosto, viene considerata un sintomo neurologico.

Vediamo quali caratteristiche manifesta una persona con atarassia.

Solitamente si manifesta quando le connessioni tra il sistema limbico e il lobo frontale si compromettono a causa di una lesione (tumore) o di un incidente. Le aree del cervello su indicate sono responsabili delle nostre emozioni e dei nostri comportamenti da esse derivati. Una persona con atarassia non agirà di conseguenza ai suoi sentimenti e assumerà condotte non coerenti con le sue emozioni proprio perché non le riesce più a riconoscere.

Anche emozioni funzionali in alcuni casi come la paura, non vengono avvertite e quindi non vanno mai in stato di allerta. Di conseguenza, si perde la capacità cognitiva della valutazione del rischio e si assumono condotte pericolose per la propria incolumità.

L’atarassia clinica è una manifestazione di ciò che sarebbe l’atarassia filosofica portata all’estremo. Le caratteristiche principali delle persone che presentano atarassia sono: una condotta  passiva, non riescono a prendere iniziative e reagire agli stimoli esterni ed interni;  non manifestano rabbia, né ansia rispetto a ciò che gli succede intorno. Di conseguenza non riescono a godersi nemmeno le cose belle che la vita può offrire.  Son sempre calmi, imperturbabili e non mostrano sbalzi di umore, o senso di colpa o ancora frustrazione.

L’idea di non provare emozioni negative come la rabbia o il sentirsi confuso può sembrare allettante, ma in realtà agisce negativamente sulla qualità di vita del singolo e ne provoca conseguenze sui rapporti sociali e sulle relazioni personali.

Tutti noi esseri umani proviamo delle emozioni, che siano positive o negative, e che spesso hanno una funzione di adattamento e di crescita. Tutto ciò che proviamo, anche le sensazioni più fastidiose, hanno uno scopo ai fini della sopravvivenza e della crescita personale. L’assenza di emotività e l’imperturbabilità di chi soffre di atarassia svalutano in maniera importante la comunicazione, i legami affettivi e la vita tutta di un individuo.

Si perde la capacità di reagire in modo adeguato alle circostanze della vita.

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