Bambù: assicurerà davvero il futuro sostenibile dell’ industria tessile, edile e tecnologia?

DI VALERY POMARO

Considerata la pianta del futuro, il bambù è diventata negli ultimi anni una risorsa dal grande potenziale nella produzione di tessuti, bioedifici, alimenti e oggetti di ogni tipo. Ma la sua coltivazione e produzione è veramente sostenibile?

Poco costoso, flessibile e dalla rapida crescita; l’utilizzo del bambù nel campo della moda, nell’industria edile, nello sviluppo di nuove tecnologie e nell’oggettistica si è intensificato negli ultimi anni in Europa e in tutto il mondo. Ma è veramente il materiale che ci assicurerà un futuro sostenibile?

La pianta

Il bambù cresce molto rapidamente ed è considerata una pianta invasiva. La sua crescita deve essere controllata per evitare che invada i terreni circostanti.

Il bambù appartiene alla famiglia delle Graminacee. Viene quindi considerata un’erba, che non avendo bisogno di radici, impedisce l’erosione del suolo. Cresce molto bene in luoghi caldi, come Sud America, Africa o Asia. La pianta si sviluppa in altezza, può raggiungere i 30 metri, e non ha parassiti naturali, cosa che permette di coltivarla senza l’utilizzo di sostanze chimiche. Ci sono più di mille specie di bambù, alcune in grado di crescere anche un metro all’ora. Pensate che con un ettaro di bambù gigante si produce la quantità di biomassa che con il legno tradizionale si ricaverebbe da 20 ettari di bosco.

Questo rende il bambù la tipologia di legno tropicale dalla crescita più veloce, in grado di rigenerarsi completamente dopo il taglio.

Questa pianta assorbe moltissimo biossido di carbonio e produce più ossigeno di qualsiasi altra tipologia di legno. Nonostante sia flessibile, la pianta del bambù è molto resistente e questo la rende adatta a molti usi.

 

Gli usi del bambù

 

La fibra tessile

 

Se vi state chiedendo se la fibra tessile del bambù sia più sostenibile rispetto alle altre fibre tessili, la risposta è complessa.

La pianta di bambù richiede 1/3 della quantità di acqua rispetto alla pianta di cotone e come detto in precedenza non richiede l’utilizzo di sostanze chimiche per la sua produzione.

 

La fibra tessile del bambù è lucente come la seta, morbida, antibatterica, resistente, traspirante, assorbente (più del cotone), protegge dai raggi UV, e al 100% biodegradabile.

Il bambù contiene un agente naturale anti-microbico chiamato Bambù Kun che aiuta a ridurre i batteri presenti nei vestiti. Ecco perchè molti considerano questa fibra perfetta per capi anti-sudore ed ecco perchè negli ultimi anni questa fibra tessile sta diventando sempre più utilizzata nell’industria della moda.

 

Materiale da costruzione e oggettistica

Arredamento in legno di un salotto

Soprannominato anche l’acciaio vegetale, il bambù, confrontato con gli altri materiali da costruzione, risulta essere molto più economico. Inoltre la quantità di energia necessaria per la produzione di bambù per le costruzioni è pari al 12,5% del calcestruzzo, al 2% di acciaio e al 37% del legname. Resistente esattamente quanto le altre tipologie di legno, il bambù ha proprietà antisismiche e resiste bene al fuoco, grazie all’alta concentrazione di acido silicato nel guscio esterno, che ritarda la combustione.

E con questo particolare materiale si realizzano mobili, scodelle, caschi, bici, reti da pesca, chitarre , giocattoli…insomma di tutto!

 

Nell’alimentazione

 
Germogli di bambú a fette

Quando si parla del bambù in cucina ci si riferisce ai germogli freschi considerati un alimento salutare e nutriente perchè ipocalorico, povero di grassi e ricco di fibre (che donano un senso di sazietà, combattono il colesterolo cattivo e aiutano contro la stipsi).

Il bambù è inoltre un’ottima fonte di potassio, minerali come il manganese, il rame, il calcio, il ferro, il fosforo, il silicio e vitamine del gruppo A e B.

Infine i cuori di bambù sono noti anche per la loro capacità di contrastare le cellule tumorali: insomma, un vero toccasana.

 

 

Quando il bambù non è sostenibile

Mani che tagliano la stoffa

Oltre a quelli già citati, il bambù ha dei pregi in termini di sostenibilità non possono essere ignorati:

  • Vista la crescita così rapida non si rende necessario l’utilizzo di OGM (organismi geneticamente modificati) per intensificarne la crescita.

  • Riduce l’effetto serra: I bambuseti sono fabbriche di fotosintesi, riducono i gas responsabili dell’effetto serra.

  • Riduce l’inquinamento atmosferico e del suolo grazie alla perenne chioma verde e ai suoi rizomi, convertendo gli agenti inquinanti e l’azoto in biomassa.

  • Riduce il dilavamento del terreno, infatti ha un ottima capacità di assorbimento dell’acqua che trattiene in caso di siccità.

  • Può essere utilizzato come frangi vento e anti-rumore e ha proprietà antisismiche.

  • Riduce il dissesto idrologico, infatti l’estesa rete rizomatica del bambù tiene compatto il terreno, frenando l’erosione da parte dell’acqua.

Tuttavia nonostante le innumerevoli qualità positive sopracitate ci sono anche dei lati negativi che non possono essere ignorati.

Il trasporto del materiale per esempio non rispetta molte volte i parametri ambientali. Il maggiore produttore di bambù rimane l’Asia, pertanto il suo trasporto non è tuttavia a zero impatto ambientaleale. Tuttavia, ad oggi molti Paesi dell’Europa e dell’America hanno cominciato a piantare germogli di bambù, che in un futuro potranno veramente garantire una produzione a km 0.

Canne di bambú accatastate

Inoltre, anche se, come spiegato in precedenza, la pianta non alcun bisogno di pesticidi, questo non esclude assolutamente che il produttore decida comunque di usarli.

Per quanto riguarda invece la produzione della fibra di bambù nell’industria della moda il processo a volte coinvolge sostanze chimiche. Il processo meccanico per fabbricare la fibra, non prevede l’utilizzo di sostanze chimiche e consiste nella frantumazione delle parti legnose della pianta, rese poltiglia da enzimi naturali (in un processo simile a quello della canapa), ottenendo in questo caso un “lino di bambù”. Questo processo tuttavia non è il più economico e pertanto spesso viene preferito il processo chimico di trasformazione in cui le fibre di bambù sono trattate chimicamente per produrre “bambù rayon” o “viscosa di bambù”. La maggior parte dei tessuti in bambù al momento prodotti sono fabbricati chimicamente con l’utilizzo di forti solventi chimici, come ad esempio l’idrossido di sodio e il disolfuro di carbonio. Queste due sostanze sono state messe in relazione a gravi problemi di salute. Respirare anche piccole quantità di disolfuro di carbonio può causare stanchezza, mal di testa e lesioni nervose. Questo senza contare l’impatto ambientale che questa produzione provoca.

Il processo per produrre il legno di bambù non è molto diverso.

Infine, proprio perchè produrre bambù è più economico e veloce rispetto ad altre tipologie di legno, quest’erba potrebbe essere coltivata in zone appositamente deforestate.

 

Come acquistare bambù sostenibile

Nastri arrotolati di stoffa
 

Considerare il bambù non sostenibile sarebbe quindi un errore, in quanto è la sua produzione che può non essere sostenibile. Per essere sicuri di acquistare bambù prodotto sostenibilmente sarà necessario verificare la presenza di certificazioni internazionali come Skal, Soil Association, Demetra, KRAV, GOTS, Organic Content Standard o OEKO-TEX. Quest’ultima è al momento la più completa garanzia di tutela per i consumatori, che insieme alla GOTS assicura non ci siano sostanze dannose.

 

E tu conoscevi già le proprietà e gli utilizzi del bambù?

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