Birute’ e le “persone della foresta”

DI MARINA CIANCONI

Ci sono persone che hanno dedicato tutta la propria vita alla conoscenza, lo studio e la conservazione di specie animali. Sono storie vere, storie che superano qualsiasi possibile racconto di fantasia perché non c’è nulla di più sorprendente ed emozionante che l’esperienza diretta con le altre creature di questo pianeta, con il loro modo di vivere e di viverlo e con la natura selvaggia che le ospita.

“I was born to study orangutans.” (“Sono nata per studiare gli Orangutan)
Con questa affermazione Biruté M. F. Galdikas riassume il senso e la direzione che ha assunto la sua vita.
Di origini lituane, Biruté cresce in Canada nelle grandi foreste del nord, ma trascorrerà quasi tutta la sua vita nelle foreste pluviali tropicali del Kalimantan, meglio conosciuto da noi occidentali come Borneo.

Lei stessa afferma che non è un caso che lei sentisse una grande affinità con le “persone della foresta” (people of the forest), gli Orangutan, proprio perché loro, come lei, appartengono alla grande foresta. In lingua malese “orang” significa persona e “hutan” significa foresta. Orangutan significa “persona della foresta”.

Fu l’incontro con Louis Leakey ad aprirle le porte verso il mondo della scimmia rossa; così come accadde per Dian Fossey e Jane Goodall, entrambe scelte precedentemente dallo stesso Leakey per condurre gli studi in natura rispettivamente sui Gorilla di montagna (Gorilla beringei) l’una e sugli Scimpanzé (Pan troglodytes) l’altra.

Tutte e tre queste donne divennero eccellenti studiose, primatologhe ed etologhe e pioniere conservazioniste in prima linea per la salvaguardia di queste specie di primati e degli ambienti in cui esse vivono. Hanno dedicato le proprie vite allo studio, alla conoscenza, alla relazione e alla comprensione degli esseri viventi più vicini all’uomo in linea evolutiva.

Dian Fossey venne assassinata il 26 dicembre 1985 nel suo centro di ricerca di Karisoke, in Ruanda, per la sua determinazione e il suo coraggio nella difesa dei suoi amati Gorilla, sempre più minacciati dall’uomo.

Quando Dian arrivò nelle montagne del Virunga i Gorilla erano ridotti ad una esigua popolazione di pochissimi individui. La sua attività e la sua stessa morte scossero le coscienze, oggi nel Parco del Virunga quella stessa popolazione di Gorilla di montagna è potuta crescere fino ad una stima di circa seicento individui, grazie a programmi di protezione e ad un turismo controllato, ma grazie soprattutto alla forza e al sacrificio di Dian. Ancora oggi il suo assassino non ha un nome.

Louis Leakey era un antropologo che svolgeva ricerche in Africa sui nostri primi antenati ed inevitabilmente cercò di trovare, promuovendo gli studi di Dian, Jane e Biruté, quelle connessioni che ci collegano al mondo delle scimmie a noi più vicine, le antropomorfe appunto.

Biruté arrivò per la prima volta in Borneo nel 1971 e, come lei stessa racconta, il Borneo di allora era principalmente una infinita foresta tropicale, abitata da una ricchissima fauna selvatica e con qualche piccolo villaggio isolato.

All’epoca non si sapeva nulla sulla vita in natura degli Orangutan; era molto difficile studiarli in quanto animali molto elusivi e solitari che vivono principalmente in quella fascia altitudinale arborea della foresta conosciuta come “canopy” (canopia), ossia il secondo strato più alto della vegetazione tropicale arborea (intorno ai 30 metri di altezza).

 

Vedere un orangutan nella foresta è davvero cosa ardua e rara. Quando nel 1994 Biruté scrive la sua biografia dando alle stampe “Reflections of Eden. My years with the Orangutans of Borneo” (Riflessi dell’Eden. I miei anni con gli Orangutan del Borneo), la scimmia rossa era già in gravi difficoltà di sopravvivenza in natura, schiacciata dal peso di forti minacce quali uno spietato bracconaggio e la distruzione e quindi rarefazione della foresta tropicale, suo vitale habitat.

Oggi, 2022, questa situazione è divenuta emergenziale e l’Orangutan è, secondo l’IUCN (International Union for Conservation of Nature – Unione Mondiale per la Conservazione della Natura), in pericolo critico di estinzione (CR – Critically Endangered); rimangono poche popolazioni tra le isole di Sumatra e il Borneo.

L’Orangutan si distingue oggi in sole tre specie: Pongo pygmaeus (nel Borneo), Pongo abelii (a Sumatra) e Pongo tapanuliensis (a Sumatra). Biruté ha lottato e ancora oggi lotta per la sopravvivenza di queste magnifiche e generose creature che da ben due milioni di anni abitano le foreste pluviali, quindi da molto tempo prima che noi comparissimo sulla faccia del pianeta ossia solo circa centomila anni fa.

Forse anche solo per questo meritano il nostro più assoluto rispetto, essendo loro stessi nostri vicini e antichi parenti.
Biruté ha descritto dettagliatamente la vita degli Orangutan, ne è rimasta coinvolta emotivamente, affettivamente ma è anche lucidamente precisa nel suo lavoro minuzioso di ricercatrice.

Ha descritto i comportamenti dei maschi adulti, caratterizzati dalle loro “cheekpad” (guance carnose) e da una sacca golare che amplifica il loro richiamo, definito “long call”. Biruté lo descrive così: “It is the laudest and most intimidating sound in the Bornean rain forest” (È il suono più rumoroso e intimidatorio della foresta pluviale del Borneo).

Può superare in volume e intensità il ruggito del Leone. Sembra sia utilizzato per tenere distanti gli altri maschi adulti e per attirare le femmine. I maschi adulti di Orangutan sono molto forti, molto più forti di un uomo.

Hanno braccia molto lunghe, come anche le femmine, che utilizzano per spostarsi tra i rami della foresta (brachiazione); di fatto gli Orangutan sono le uniche antropomorfe veramente arboricole, sono gli animali arboricoli più grandi del mondo.

Le femmine cominciano ad avere i piccoli all’età di 15-16 anni, mettono al mondo un piccolo ogni sette anni poiché le cure parentali verso il piccolo sono le più lunghe tra le scimmie antropomorfe; lo trasportano nella canopy abbracciato a loro fino circa l’età di cinque anni.

Gli insegnano cosa mangiare e quali piante e frutti. Gli Orangutan conoscono benissimo una grande varietà di piante della foresta e mangiano circa 300 diversi tipi di frutti, identificati dal lavoro di Biruté. Gli Orangutan hanno una vita semi-solitaria. I maschi adulti sono i più solitari, tranne nel periodo degli accoppiamenti che si avvicinano alle femmine; le femmine adulte con i loro piccoli a volte stanno vicine.

Le femmine adolescenti possono raggrupparsi insieme creando delle “amicizie”; i maschi adolescenti tendono a rimanere con le femmine adulte finché non diventano adulti loro stessi staccandosi verso una vita solitaria.

Le minacce che incombono su queste creature sono principalmente la riduzione dell’habitat che avviene attraverso la massiccia deforestazione da parte dell’uomo per piantare palme da olio e per l’agricoltura, il taglio illegale di legname, gli incendi causati da fenomeni quali El Nino e un terribile bracconaggio.

La deforestazione porta alla formazione di aree aperte inframezzate alla foresta. La vera difesa degli Orangutan è nascondersi nella canopy della foresta, ma la distruzione della foresta porta gli Orangutan a scendere a terra, dove il loro movimento è lento.

Qui vengono catturati, le madri vengono uccise dai bracconieri e i piccoli vengono presi per essere venduti a commercianti senza scrupoli; i piccoli vengono richiesti come animali da compagnia non solo dagli indonesiani ma anche da molti privati di tutto il mondo oppure vengono venduti a laboratori, zoo e centri di intrattenimento, in breve un traffico mostruoso.

Spesso chi compra questi piccoli non ha alcuna conoscenza delle reali necessità per un sano sviluppo e della vita naturale che caratterizza gli Orangutan. Inoltre anche la carne di Orangutan viene commercializzata e mangiata.

Le attività umane e la crescita stessa della popolazione umana sono la causa principale di estinzione degli Orangutan; se si continua con questo passo le scimmie rosse potrebbero estinguersi in natura entro i prossimi 50 anni.

Biruté ha salvato, curato e reintrodotto in natura moltissimi piccoli orfani. Grazie a lei nel 1982 Tanjung Puting, il luogo immerso nella foresta pluviale dove lei ha iniziato ed ha operato per anni, è diventato Parco Nazionale sottoposto a protezione. Biruté ha istituito negli anni la Orangutan Foundation International (OFI – www.orangutan.org) che oggi continua a fare ricerca e ad adoperarsi con l’aiuto di donazioni per la protezione, tutela e cura degli Orangutan e dei loro piccoli orfani, alla loro reintroduzione in natura; la OFI si dedica anche all’educazione ambientale, alla riforestazione, al contrasto alla deforestazione e alle piantagioni di palma da olio.

L’olio di palma viene usato da moltissime industrie dolciarie occidentali e non (anche qui in Italia!), viene aggiunto a biscotti, pane, dolci, cioccolata, latte; viene usato nei cosmetici e prodotti per la toilette personale come saponi, shampoo, detergenti, dentifrici, ecc; viene infine utilizzato anche come biocarburante.

Se vogliamo dare un aiuto agli Orangutan facciamo attenzione agli ingredienti di tutti questi prodotti ed evitiamo di comprare quelli in cui è presente olio di palma; se vogliamo aiutare gli Orangutan e con loro tutta la ricca fauna della foresta tropicale e la foresta stessa diamo un nostro contributo alla Fondazione di Biruté, anche minimo: può fare la differenza.
Come scrive Biruté:
“Orangutans display an honesty and candor that humans and chimpanzees cannot afford.” (Gli Orangutan dimostrano una onestà e un candore che gli umani e gli scimpanzé non possono offrire.”)

Paragonandoli ai comportamenti simili tra noi umani e gli scimpanzé, Biruté ci dice che “le relazioni tra gli Orangutan sono meno volatili e quindi meno dimostrative. I compagni di Orangutan sono come vecchi, vecchi amici che non hanno bisogno di parlare per gioire dello stare insieme.”
Ed aggiunge:
“In their innocence, orangutans remind us of the Garden of Eden we left behind.” (“Nella loro innocenza, gli Orangutan ci ricordano il Giardino dell’Eden che ci siamo lasciati dietro.”)

Questi magnifici animali, dallo sguardo puro, sono quel legame in vita con il “Giardino dell’Eden”, quell’originario luogo che loro non hanno mai lasciato e all’interno del quale conservano intatta la loro innocenza e ci raccordano con quei progenitori comuni che non abitano più questo pianeta.

In questi concetti Biruté concentra l’importanza della sopravvivenza degli Orangutan e della loro casa, la foresta pluviale originaria, senza la quale questi nostri stretti cugini non avranno possibilità di vita.

Immagine free (Pexel)

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