Body positivity: una risposta sociale al body shaming?

di Maria Teresa Di Maio (psicologa/psicoterapeuta)

La body positivity. Una risposta sociale al body shaming?

La body positivity è un approccio, un movimento che si concentra non tanto sulla bellezza assoluta come canone unico, che tutti dobbiamo raggiungere, ma piuttosto sulla salute del corpo stesso.

Il Body Positive Movement viene fondato negli anni ’90 da due ragazze, Connie Sobczak ed Elizabeth Scott, come focus sui disturbi alimentari. Questo movimento ha a che fare solo parzialmente con taglia e peso. È un atteggiamento riguardo al corpo, sia maschile che femminile, accettandolo in ogni sfumatura (un difetto, una disabilità, etc).

Il termine vero e proprio, body positive, nasce tra il 2010 e il 2011 grazie a delle donne di colore oversize che postavano dei contenuti sui social media con l’hashtag #BodyPositivity.  Il messaggio che vogliono trasmettere è un messaggio positivo a chi non ha un corpo “normale”, cioè che non rispetta gli standard globali che aziende, moda, pubblicità e social propinano come perfetti.

Nasce anche e soprattutto in risposta ad un altro fenomeno, molto pericoloso ed in continuo aumento, chiamato body shaming che semina ostilità, disprezzo e odio. Con quest’ultima locuzione  si intende la pratica di offendere qualcuno riguardo il suo aspetto fisico.

Il merito, quindi, del movimento della body positivity è, al di fuori di ogni valutazione, quello di far riflettere la società intera, fornendo un significato più ampio di cosa significhi bellezza

Naturalmente come in ogni cosa ci sono degli aspetti negativi. La Body Positivity ha dei limiti, legati alla strumentalizzazione del movimento e alle conseguenze che sembra avere sulla salute.

Da qualche tempo, infatti, la Body Positivity ha assunto i toni di un’operazione di marketing, in cui taglie, forme e peso sono ormai standardizzate. I corpi mostrati, infatti, sono sinuosi e perfetti, lontani dalla diversità, cui il movimento auspicava. Di fatto, includere modelle curvy, con disabilità o vitiligine è diventato – per molti, ma non per tutti – un modo per accontentare i consumatori. Una seconda critica mossa alla Body Positivity, invece, è legata alla salute. Vivere il proprio corpo con positività, infatti, non deve essere una scusa per incoraggiare comportamenti alimentari sbagliati, su tutti l’obesità o tralasciare aspetti fisici che impattano sulla funzionalità degli organi e quindi sulla salute dell’individuo.

Come in ogni cosa la virtù sta nel mezzo.

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