Buon viaggio, nonna di Cocconeddu. A nos biere in chelu

Volata in cielo o da qualche imprecisata parte nello spazio, insieme agli altri supereroi.

L’ha portata via quella brutta malattia a cui hanno dato un nome che sembra quello dei cyborg nemici di Goku.

Quella malattia che qualcuno pretende essere frutto di fantasia, proprio come Dragonball.

#Covid19 l’ha consumata e uccisa in meno di 48 ore.

Io non la conoscevo bene, come non la conoscevate voi, ma in fondo era come tutte le nonne.

Quelle che ti fanno trovare il latte caldo sul tavolo, nel biberon, proprio quando ti serve.

Quelle che in giorni come oggi cucinano per un esercito.

Quelle che arrivano in soccorso più veloci di Spiderman, ogni volta che mamma e babbo sono incasinati.

Quelle che, quando i bilanci sono in rosso, sono meglio del primo e del secondo “decreto ristori”.

Quelle che, quando non trovi lavoro, mettono a correre la loro pensione.

Che tanto loro hanno campato anche con molto meno e poco importa se lo Stato ti riconosce sempre troppo poco, dopo una vita di fatica.

Quelle presenze silenziose che osservano dall’angolo di visuale di una saggezza millenaria.

Quelle che hanno sempre un regalo pronto per il tuo compleanno, almeno un mese prima.

Quelle che in piazza ci sono scese poco, ma solo per cause giuste, mai contro i diritti degli altri.

Quelle che ti capiscono senza troppe parole, solo a vedere tuo padre o tua madre stanchi, dopo un giorno di lavoro e sommersi dalla quotidiana lotta per la sopravvivenza.

Quelle che di complicazioni non ne hanno mai, perché hanno conosciuto tempi peggiori, molto peggiori.

Quelle che, secondo qualche imbecille, sarebbero “non indispensabili” allo sforzo produttivo del Paese.

La nonna di Cocconeddu non c’è più.

State a sentire almeno lui e il suo pianto, allora.

Proteggete e proteggetevi, e lasciate perdere gli idioti e le loro farneticazioni.

Addio nonna, a nos biere in chelu, nel paradiso speciale di tutti i nonni.