Camille Pissarro, Paysage

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Camille Pissarro, il reale elemento costante del gruppo impressionista – l’unico ad appartenervi dall’inizio alla fine di tale straordinaria esperienza comune, nel corso della propria vita artistica realizza innumerevoli opere, le cui scelte trovano preponderante riscontro in una situazione economica piuttosto precaria.

Il pittore ha bisogno di soldi – ha una quotidianità da affrontare ed una famiglia da mantenere – e accetta le richieste dei collezionisti, adattandosi a dipingere su commissione.
Nonostante la visione romantica comunemente diffusa nell’immaginario collettivo, dell’artista disposto a morire di fame pur di seguire unicamente ideali ed indole, occorre precisare come tale situazione si verificava, in realtà, assai di rado, dato che gli autori, in linea di massima, vivevano prevalentemente del proprio lavoro, che utilizzavano per provvedere ai bisogni ordinari.

È il motivo per cui acconsentirà alla proposta del collezionista Pieter van de Velde, il quale desidera una serie di vedute del porto di Le Havre nei suoi cambiamenti ed evoluzioni, prendendo alloggio nella suddetta cittadina, presso l’Hotel Continental – una sistemazione tale da consentire una visione ottimale del soggetto delle opere – scegliendo, in particolare, di raffigurarne il molo, sia per l’effetto tipicamente caratterizzante dell’elemento in questione, sia per la percezione che gliene deriva in rapporto al sentire sociale: foriero di un dignitoso orgoglio che gli abitanti continuamente affermano fin quasi ad ostentarlo: in tutto si tratterà di circa venti dipinti, che rappresentano la parte finale della carriera dell’autore francese, il quale, pur avendo dimostrato di non disdegnare le suggestive incursioni in ambiti delineati da alcuni colleghi innovatori ed anticonformisti – Seurat e Signac non mancano di attrarlo – decide comunque di restare fedele al suo vecchio stile, tornando al proprio tradizionale metodo pittorico, tuttavia dedicandosi a contesti fortemente rinnovati.

Continuamente soggiogato e sentimentalmente conquistato, ulteriore caratteristica, quest’ultima, in grado di accomunarlo agli intraprendenti compagni di cammino, sempre pronti ad innamorarsi di luoghi e location per poi stabilirvisi per un numero imprecisato di anni, e di lì proporne serie sterminate di scorci e vedute.

Estate e inverno, mattina e pomeriggio: animati da una sorta di furore pittorico diretto a catturare ogni singolo istante di originale luminosità, Pissarro e colleghi non esitano a sopportare condizioni disagevoli e intemperie, per quanto alcuni di loro tenderanno a preferire schizzi immediati poi passibili di essere rifiniti, più comodamente, in studio, mentre altro non esiteranno ad acquistare abitazioni nei pressi dell’oggetto del desiderio visivo o, nel caso di Monet, a mostrare una coscienza ecologica ante litteram, anche se vagamente interessata, quando si ritroverà letteralmente a salvare un filare di pioppi destinati all’abbattimento, acquistandone il relativo terreno al fine di scongiurare il pericolo: il risultato di tale encomiabile atto, oltre al salvataggio degli alberi, sarà una serie di ben ventotto, magnifiche tele, tuttora particolarmente apprezzate e celebrate.

Pissarro, al pari di Sisley & co., in ossequio alle citate predisposizioni, in quegli anni frequenta i luoghi del cuore del movimento, tra Louveciennes, Argenteuil, Bougival, dove trascorrerà anni alquanto produttivi, ovviamente senza tralasciare di ispirarsi agli illustri amici.

Il paesaggio proposto, praticamente consuetudinario nelle visioni impressioniste, talvolta simili ad un passorno le stagioni di pasoliniana memoria – vi si potrebbero tranquillamente scorgere Totò e Ninetto intenti a tentare di evangelizzare i suddetti volatili, incuranti di trascorrere del tempo e relative variazioni climatiche – punteggia il nuvoloso cielo autunnale di mesta coscienza: è così e così deve essere, indipendentemente dalla presenza dell’artista, quest’ultimo semplice, umile strumento di una testimonianza ai limiti del didascalico.

Louveciennes, ad esempio, villaggio nei pressi di Parigi, praticamente sito nelle vicinanze di Versailles – come del resto le altre location impressioniste – rappresenta anche attualmente un’ambita metà dal punto di vista turistico, indubbiamente riferendosi all’indiscussa aura degli illustri artisti frequentatori, ma anche proponendo ciò che, aveva già destato tanta attenzione in passato: un’oasi di verde nei pressi della grande città, in grado di apparire paesaggisticamente parlando ‘da favola’, come avrebbe fatto notare Furio di Bianco, Rosso e Verdone, anche se lui, nell’occasione, si riferiva al tratto appenninico Bologna-Firenze…

Camille Pissarro (1830-1903), Paysage, 1864, olio su tela, 28.4×44.1 cm., Indianapolis – Indianapolis Museum of Art
Immagine: web

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