Capire la paura

DI RICCARDO ANCILLOTTI

 

Siamo davvero sicuri di riuscire a capire la paura? Quando un virus, un terremoto, o l’acqua e il fango ti portano via tutto, la casa, il lavoro, la vita!

Non c’è altro da fare che ripartire da dove ti trovi e le parole non servono, Non contano, Fanno solo male, Male sul male. Vuoto sul vuoto. Niente sul niente !.

Allora forse può di più il silenzio ?Non lo so, ma credo che più che parlare occorra “LEGGERE”, gli occhi, i volti e la dignità delle persone.

Ciò che viene scritto e che può essere scritto!.. Perché lo scritto resta. E ciò che resta aiuta a capire un po’ di più.

A superare l’assurdo, quando sarà tempo di farlo. Perchè adesso ci si deve solo rimboccare le maniche.
La vita degli esseri umani appesa a vincoli, cavilli legislativi, interessi di bottega.

Stupri del territorio, fatti sotto gli occhi di tutti e con il silenzio colpevole di tutti. Anche questa forse è paura. Paura di cambiare un andazzo che è sempre stato così, chissà…

Paura di dire: Basta, da oggi si cambia !. Paura di perdere quel po’ di surrogato benessere non conquistato con il proprio sudore, ma elargito da una società che prima t’insegnava a fumare per venderti le sigarette, poi ti ha insegnato a mangiare le fragole d’inverno, per venderti le serre riscaldate, ti ha insegnato a viaggiare rapidamente, per venderti le auto e fabbricare strade, autostrade, perforare montagne e storpiare paesaggi, e poi ti ha insegnato a far finta di comunicare attraverso i telefoni cellulari, gli smarphone, i tablet, i computer e a rimanere tutti soli nella propria “paura di comunicare veramente”, i propri dubbi, le proprie speranze.

Ma soprattutto di TIRARE FUORI il proprio desiderio di contribuire fattivamente ad un cambiamento che non può essere altro che epocale O invece no ?.. Paura ?..

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