Caravaggio, Maddalena penitente

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Maddalena penitente. Addolorata, angosciata, spossata, pentita e redenta. O forse, come suggerisce l’amico Angelo Coccaro in una delle sue profonde, preziose riflessioni, contenute nel libro Le mie piccole divagazioni sull’arte, semplicemente assonnata e addormentata.

Se corriamo con l’immaginazione alla tragica trasposizione lignea della Maddalena che Donatello realizza intorno alla metà del Quattrocento, il desertico pentimento risulta più che evidente: lampante, atto ad attingere quella scheletrica figura la cui purificazione ne ha destrutturata la bellezza fisica riducendola ad una sorta di conglomerato in sintonia con la roccia che la sostiene.

Sofferenza e dolore urlano da quel corpo spettrale, sublimati da un volto consapevole del proprio percorso spirituale, integerrimo e salvifico.
Caravaggio è diverso, come sua consuetudine, e anziché porre l’accento sulla deliberata sofferenza di un fisico scavato ed errante, si concentra su quella simbologia atta a delineare il soggetto, giuridicamente parlando, oltre ogni ragionevole dubbio, eppur mutando i termini di una riconosciuta convenzionalità, rivedendo e ripensando l’edotta coscienza di una peccatrice pentita rimodulata attraverso il quieto raggiungimento di una patita distensione.

Maddalena dorme, come dorme Anna – pare che a posare per il quadro sia stata Anna Bianchini, giovane romana nota per la propria condotta di vita, quantomeno discutibile e ai limiti della marginalità – una delle modelle favorite di Caravaggio, il quale amava non farsi scrupoli nella scelta dei propri soggetti, sovente criticati, con generose dosi di ipocrisia, da committenti ed osservatori, più concentrati a sottolinearne le eventuali dissolutezze piuttosto che ad apprezzarne le magnifiche rese, e non è poi così incredibile che dorma.

Come ricorda Coccaro, posare per un quadro comportava di rimanere per lungo tempo, anche ore, nella medesima posizione: per quanto riguarda il dipinto in questione, praticamente appollaiata su una sedia estremamente bassa, più simile ad uno sgabello che ad una vera e propria seduta, agghindata a dovere con l’abito di scena, pregevole, damascato e presumibilmente pesante.

Fisicamente pesante. Il fotografo Herb Ritts amava ricordare la sua esperienza, negli anni Novanta, riguardo ad una campagna pubblicitaria realizzata per Versace, durante la quale una splendida Linda Evangelista – talvolta bollata come capricciosa, ma nemmeno troppo a giudicare le circostanze – si lamentava per l’ingombrante presenza di un pesante blouson di pelle marrone da indossare sotto i riflettori, con un prevedibile effetto di calura infernale, invocando la possibilità di tenere almeno gli occhiali da sole mentre, a gran voce, chiamava il parrucchiere per sistemare una ciocca biondo platino improvvisamente fuori posto.

‘Come vuoi, Linda. Luce, grazie’. Questo poteva succedere sul set di Versace, più difficilmente sarebbe potuto accadere nello studio di un pittore, a maggior ragione di un artista del calibro di Caravaggio, dove tuttavia, valutando l’insieme, si evincono emozionanti dettagli in favore delle circostanze.

Non appare infatti stravagante che Caravaggio, accortosi dell’incipiente assopimento della ragazza, di bassa estrazione sociale, certamente non avvezza ad indossare indumenti tanto riccamente elaborati, l’abbia semplicemente lasciata dormire. Senza rimproveri, senza inopportune strigliate.

Proprio come un antico Herb Ritts, il quale sosteneva la necessità, in occasione di un servizio fotografico, di disporre di infinite dosi di pazienza – altrimenti, le foto, si potevano tranquillamente scordare – Caravaggio modula l’immagine aggiungendo un’opportuna lacrima e corredando il tutto di gioielli abbandonati con noncuranza, evocanti la seducente condotta di vita in procinto di essere abbandonata, nonché l’immancabile vasetto di unguento, da sempre simbolo della Maddalena, probabile riferimento al brano evangelico della peccatrice che versa l’olio profumato sui piedi di Gesù, e bagnandoli anche con le sue lacrime, li asciuga con i propri capelli, quest’ultima errata sovrapposizione di un episodio altro con la figura di Maddalena, ma saldamente presente nell’ iconografia storica, oltre che nell’immaginario collettivo da cui tuttora si rivela davvero inscalfibile.

E Maddalena, pentita, dorme. E continua a dormire per noi, splendida addormentata di rivoluzionaria modernità, che nonostante tutto riesce ad indurci ad un silenzio riflessivo, meditato in punta di piedi…

Caravaggio (1571-1610), Maddalena penitente, 1597 c., olio su tela, 122.5×98.5 cm., Roma – Galleria Doria Pamphilj
Immagine: webPubblicità

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