Caro presidente Conte, ascolta il mio consiglio: vieni in Aula per la fiducia

di Stefano Fassina

La mia lettera aperta, pubblicata su HuffPost  al Presidente Conte. Per mettere fine all’indecente show della crisi di governo e provare a ripartire.

 

Caro Presidente Conte, ti scrivo per darti un consiglio, non richiesto, da semplice deputato che a inizio Settembre 2019, con tanti dubbi, ha votato la fiducia al Governo “Conte bis”, sostenuto da M5S, Pd, Italia Viva e LeU. Non sono pentito. Continuo a ritenere che sia stata la scelta giusta: non soltanto in chiave negativa, per bloccare una pericolosa deriva democratica, minacciata non dai “pieni poteri”, ma dall’allora imminente arrivo del Disegno di Legge per l’Autonomia differenziata, esiziale per l’unità nazionale. È stata la scelta giusta, soprattutto, per tentare la costruzione di un’alleanza strutturale tra le fasce sociali integrate e progressiste rappresentate dal Pd e le fasce di popolo delle periferie affidatesi in larghissima misura al M5S. È stata e rimane un’occasione storica. Irripetibile per dare risposte progressive a domande incancellabili.

La rivendicazione della scelta compiuta un anno e mezzo fa non mi ha bendato gli occhi di fronte ad alcune tue iniziative di primaria rilevanza: ad esempio, non ho condiviso la marginalizzazione del Parlamento determinata dai Dpcm e mi sono impegnato, insieme ad alcuni colleghi del Pd, per farli precedere da discussione e autorizzazione delle Camere; non ho condiviso, al di là del merito, gli attacchi ai leader dell’opposizione nelle comunicazioni in prima serata, durante la fase dei mille morti al giorno, ad un’Italia spaventata e smarrita e da unire; non ho neanche condiviso, a metà Dicembre, la tua preferenza per una diretta Facebook, invece di un ritorno in Parlamento, per annunciare un Dpcm di ulteriori restrizioni, illustrate soltanto per linee generali ed incomplete il giorno prima dal Ministro Speranza; infine, non ho condiviso la proposta iniziale di governance del Piano Nazionale di Resilienza e Rilancio e la sua elaborazione segregata. Insomma, ho piena consapevolezza dei limiti e delle contraddizioni dell’attuale improvvisata maggioranza, dell’esecutivo che presiedi e della tua interpretazione della funzione di indirizzo unitario e di coordinamento dei Ministri assegnatati dalla nostra Costituzione. Tuttavia, nonostante la valutazione appena sintetizzata, continuo a ritenere che, nella legislatura in corso, ogni possibile alternativa all’attuale maggioranza e alla tua premiership sia un pesante, per me insostenibile, arretramento. Per una ragione facile da riconoscere: Il M5S sarebbe ancora più tirato dalle correnti mainstream e sarebbe ancora più difficile portare avanti un’agenda attenta agli interessi spiaggiati da tre decenni di dominio liberista, prima che dal Covid-19.

Sulla base della lettura qui soltanto richiamata per sommi capi, arrivo al consiglio non richiesto: caro Presidente, riconosci esplicitamente gli errori compiuti; sottraiti ai ricatti dei disperati in cerca di visibilità e di potere; fai la migliore sintesi possibile tra le proposte arrivate dai partiti di maggioranza, nella dovuta attenzione al pluralismo delle posizioni e ai rapporti di forza fuori dai palazzi della politica; proponi qualche limitato rafforzamento della squadra di governo se necessario e vieni, subito, in Parlamento a comunicare le correzioni di rotta e a prendere impegni chiari per gli ultimi due anni di legislatura. Chiedi un voto di Fiducia. Non come sfida alle legittime e comprensibili richieste dei partiti di maggioranza, ma come atto necessario a ripartire. Ciascuno di noi si assumerà le proprie responsabilità alla luce del sole. Certo, rischi di cadere. Ma sei consapevole che se hanno deciso di farti cadere, allungare l’agonia non cambia il quadro. Brucia soltanto la residua, minima, credibilità delle più importanti istituzioni della Repubblica. E brucia anche la tua credibilità morale, oltre che politica, merce rara oggi e da preservare per riprendere il cammino, dopo un passaggio elettorale prima o poi dovuto.

Caro Presidente, esci dal bunker di Palazzo Chigi. Spiega alla Camera e al Senato le ragioni dello stallo e le prospettive di ripresa ad una nazione stremata, sofferente, spaventata e sempre più irritata dai giochi di Palazzo. Ti prego, metti fine ad uno spettacolo indecente, insopportabile agli occhi di chi soffre per la malattia, per le morti quotidiane, per la disperazione di un futuro senza lavoro, senza impresa, senza scuola.

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