C’è da aggiungere mamma che chiede
Cosa si mangia domani e la domenica fare pasta al forno con tutti gli avanzi che non si butta niente.
Lunedì ricominciare.
C’è da aggiungere papà che fa finta di conoscere le parole quando canta alla messa e un poco sbadiglia e un poco stona solo la sillaba finale.
Iaaaaa teeee reeee.
C’è da aggiungere il clap clap del vino dal fiasco al bicchiere
che è applauso all’occhio romantico del nonno.
C’è da aggiungere il punto a giorno sullo strofinaccio da cucina.
E poi le sorelle, i dispetti,
il mai dirsi ti voglio bene per non sprecare battiti.
È tra quelli, proprio nel silenzio, che ci sono tutti i ti voglio bene custoditi come orecchini della prima comunione.
C’è da aggiungere i nipoti belli come le vigilie, essenziali come i capodanno.
C’è da aggiungere gli zii che parlano spalla a spalla al tavolo,
il cocomero, la sigaretta, la politica.
Le zie ginocchia contro ginocchia sulle sedie di paglia,
ridere e piangere forte come carillon di campane.
C’è da capire il bello del mentre, del dopo,
la felicità che ricomincia,
che un po’ fa silenzio,
che è sempre dentro, anche nascosta, tipo triciclo rosso in cantina.
C’è da aggiungere nonna che, lo sai, è quel triciclo rosso.
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