#Cellulite: come prevenirla e curarla con la giusta alimentazione

di Cristina Piloto (biologa e nutrizionista)

La cellulite è un disturbo che interessa l’ipoderma, un tessuto che si trova al di sotto del derma, di natura prevalentemente adiposa. Si tratta di un tessuto metabolicamente attivo. La sua attività si manifesta con una funzione lipolitica, che provoca la scomposizione dei grassi appunto e la loro conseguente immissione nel circolo linfatico e sanguigno per raggiungere organi e tessuti, ed una di liposintesi, ovvero di deposizione dei lipidi come riserva energetica quando il bilancio calorico è positivo.
La #cellulite è causata dalla degenerazione della microcircolazione del tessuto adiposo con conseguente alterazione delle sue più importanti funzioni metaboliche. Il termine medico che identifica il problema è Pannicolopatia Edemato-Fibrosclerotica (PEF).

Il tessuto adiposo deve essere in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze metaboliche dell’organismo e, per poter fare questo, risulta molto importante conservare una buona microcircolazione della massa adiposa, affinché le molecole di grasso ovvero i trigliceridi rilasciati da tale distretto corporeo, possano diffondere al meglio al resto del corpo.
Una #dieta scorretta porta all’ipertrofia delle cellule adipose (aumento di volume) e accumulo di liquido negli spazi intercellulari. Le cellule, adipociti, subiscono alterazioni della forma e della struttura, lacerazioni della membrana citoplasmatica che li avvolge, con conseguente uscita dei trigliceridi, cioè del grasso propriamente detto, e il loro spargimento a livello dei tessuti.
Successivamente intervengono anche processi reattivi del tessuto reticolare e del collagene circostante gli adipociti, che vanno a formare una sorta di trama, ostacolando gli scambi metabolici e portando ad una sclerosi del connettivo del derma, un’ipercheratosi e una conseguente scarsa ossigenazione.
Questa patologia può interessare varie parti del corpo: i fianchi, la parte esterna, interna e posteriore delle cosce, il polpaccio, le spalle e le braccia. Lo stadio ultimo della malattia è quello in cui si sono formati macro nodulazioni facilmente apprezzabili con la palpazione, che generalmente evolve in fibrosi (ovvero un processo irreversibile caratterizzato dalla sclerosi finale in cui le fibrille di collagene formano una trama sempre più fitta, aderente, in profondità alle cellule muscolari).
È quanto mai indispensabile agire ovviamente prima.
L’acqua è abbondante nella parte magra dell’essere umano (muscoli soprattutto), quando questa componente diminuisce (per accumulo di grasso), i liquidi tendono ad accumularsi fuori dalle cellule dando luogo a quella che volgarmente viene chiamata “ritenzione idrica”. In verità la quantità di acqua è sempre la stessa ma cambia il distretto dove è posizionata.
Questa condizione crea edemi, gonfiori nelle gambe, mani, aumento della pressione arteriosa, comparsa di capillari, vene, varici, cellulite e gambe grosse e doloranti. Entra in difficoltà il sistema linfatico che non riesce più a drenare acqua e altre molecole dai tessuti e organi. C’è chi crede di superare la ritenzione idrica prendendo i diuretici, in verità essi aumentano la diuresi, l’eliminazione di acqua, ma non risolvono per nulla il problema. Anzi peggiorano la sensazione di ritenzione idrica. La via di uscita da questa sensazione di essere pieni di acqua è attivare una migliore funzionalità del sistema linfatico.
Se la linfa e la circolazione linfatica del tessuto grasso sono compromesse i grassi non possono lasciare la massa adiposa e non si dimagrisce. Il sistema linfatico ha un ruolo primario nel perdere massa grassa corporea. Con un sistema linfatico compromesso è molto difficile dimagrire!
Un’ alimentazione ricca di vegetali freschi, verdure crude e cotte, alimenti marini (pesce e alghe), frutta fresca e secca, semi oleosi, ricca quindi di omega 3 contribuisce al “lavaggio linfatico”, cioè a pulire la linfa per garantire una riattivazione della circolazione linfatica.
Le nuove scoperte sulla genomica nutrizionale hanno portato a una grande svolta: alcune molecole assunte attraverso l’alimentazione quotidiana hanno una funzione di modulazione genica. Sono capaci, cioè, di “dialogare” con il nostro patrimonio genetico, spingendo l’organismo verso una modalità che tende a privilegiare la massa magra a scapito di quella grassa. I modulatori genici sono contenuti prevalentemente nelle molecole di origine marina e vegetale.
Frutta e verdura, ma anche pesce e alghe, agiscono sul DNA degli adipociti che, giorno dopo giorno, si svuotano dall’eccesso di acidi grassi accumulati a causa di una scorretta alimentazione.
Una volta liberati gli acidi grassi dagli adipociti, entrano appunto in gioco i fibroblasti che si trovano nel connettivo del tessuto adiposo: queste cellule hanno una funzione importantissima, perché producono collagene, proteoglicani e le altre molecole costituenti la matrice extra cellulare.
Ancora una volta, è l’alimentazione, attraverso l’introduzione delle giuste molecole, l’arma più efficace per assicurare un continuo apporto di sostanze essenziali e riuscire a mantenere il regime produttivo richiesto ai fibroblasti.
La #dietamediterranea, in cui abbondano grassi polinsaturi, fibre, vitamine e sali minerali contiene modulatori genici in grado di sostenere il DNA dei fibroblasti contro l’eccesso di acidi grassi saturi al loro interno (che promuove un “irrigidimento” della struttura connettivale adiacente alla massa adiposa).
Un occhio di riguardo va, poi, al modo in cui si cuociono gli #alimenti. Si alla cottura al vapore o a fuoco lento. Questi metodi riducono l’introito di AGEs, advanced glycation end products. Si tratta di composti molecolari aggressivi che agiscono sui recettori delle membrane cellulari dei fibroblasti, sul collagene e sugli adipociti alterando il tessuto connettivo, il sistema venoso, arterioso e linfatico.
Gli alimenti maggiormente a rischio sono la carne, i prodotti da forno, i cibi fritti, i cereali raffinati, i formaggi. Mentre livelli mediamente minori di AGEs si riscontrano nel pesce, nei legumi, negli ortaggi, nella frutta e nei cereali integrali. Maggiori sono la temperatura e il tempo di cottura, più elevata sarà la formazione e l’accumulo di prodotti glicati (AGE). Perciò le cotture al forno, alla griglia, alla piastra, la frittura e i soffritti sono maggiormente a rischio, se usati abitualmente, mentre i metodi di cottura in umido, al vapore e la bollitura contribuiscono ad una minore produzione di tali molecole.
Concludendo, il percorso di riequilibrio della giusta composizione corporea può essere lento e durare parecchio tempo, dipendentemente dalla situazione di partenza. Ciò che è fondamentale è basare il lavoro, quanto più possibile, sulla riprogrammazione dell’organismo, incentrando sempre l’alimentazione su una dieta mediterranea che tenga bene a mente la fisiologia e le patologie d’organo della persona che si ha davanti e non sottovalutando mai tutte le connessioni che il corpo umano ha tra sistemi ed apparati diversi.
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