Che nostalgia per quella telefonata che non arriva più

di Chiara Farigu

Sono venuta al mondo dopo una gravidanza difficile ed un parto complicato.

Ai miei tempi si nasceva in casa, con qualche familiare vicino e l’assistenza della levatrice, la stessa alla quale mi sono rivolta io, vent’anni dopo, in seguito ad un sospettoso ritardo. “Se son rose fioriranno”, mi disse dopo avermi visitata frettolosamente senza scomporsi più di tanto. Lei, “madre” di tanti bambini ma non dei suoi, aspettava saggiamente che la natura facesse il suo corso.

Mia madre sperava e pregava che le nascesse una femminuccia, era ancora aperta quella ferita per la perdita della sua bambina, di soli 9 mesi, stroncata dalla pertosse neanche un anno prima. Allora ci si immunizzava, come spesso si sente dire, per contatto, ma solo i più forti, gli altri, la stragrande maggioranza, cadeva come foglie dagli alberi d’autunno.

Una sorta di selezione naturale alla quale si è messo un argine con le vaccinazioni nei decenni successivi.

Voleva un’altra bambina mia madre che riempisse quella culla vuota conservata in soffitta e quel cuore che mai si era rassegnato. Aspettava e pregava consumata da timori e strane “voglie’ che cercava di soddisfare per non lasciare tracce sul corpo della nascitura. Quella dei chicchi di caffè era preminente sui cibi salati o altre prelibatezze. Ne ingurgitava a manciate a tutte le ore.

Ho assaggiato il primo caffè che avevo forse 17 anni, prima mi nauseava persino l’aroma avvertito in lontananza. In preda ai dolori del parto invocava Santa #Chiara: “se è femmina e sana la chiamo come te: Chiara”. Detto fatto.


L’11 agosto era la prima a farmi gli auguri. Si alzava di buon mattino, una colazione veloce poi le preghiere e la messa che seguiva su Radio Maria. Non ricordo se sia stata sempre così devota ma negli ultimi anni di vita la sua fede si era fatta più forte, un bisogno da soddisfare al pari del cibo e della vicinanza dei suoi stessi figli.

Oggi mi sono arrivati tanti messaggi di auguri e diverse telefonate. Ma non quello squillo mattutino, il suo. Mi è mancata la sua voce, la sua premura. Mi è mancato il suo calore.

Improvvisamente mi sono sentita più sola.

Ciao, mamma, dovunque tu sia  e, a proposito, non avresti potuto scegliere per me nome migliore. Grazie

Chiara Farigu

Pubblicato da Chiara Farigu

Insegnante in pensione, blogger per passione. Laureata in Scienze dell'Educazione, ama raccontarsi e raccontare l'attualità in tutte le sue sfaccettature. Con un occhio particolarmente attento al mondo della scuola e alle sue problematiche