Christian Krohg, In the tub

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

‘Tutta l’arte nazionale è cattiva arte, e tutta la buona arte è nazionale’.
Questo, in sintesi, il pensiero del pittore/scrittore Christian Krohg, norvegese di nascita, ma educato in Germania, presso Karlsruhe, dove conosce ed instaura una profonda amicizia con l’eclettico, esuberante Max Klinger, e in seguito ad un periodo trascorso a Parigi, nell’ultimo decennio dell’Ottocento, diviene la guida simbolica dei bohémien nordici.

Estremamente interessato anche alla scrittura, attività che considera di egual importanza rispetto alla pittura, Krohg concepisce un’arte profondamente personale, diretta a sottolineare momenti di vita vissuta ed intrinseca quotidianità, ponendo sovente l’accento su situazioni prettamente ordinarie eppure filtrate dall’occhio dell’artista in grado di coglierne la dimensione sottostante.

Influenzato da Édouard Manet, l’impressionista che più colpisce la sua capacità espressiva, sviluppa un forte senso di condivisione con la popolazione meno abbiente, spesso relegata ai margini della società, di cui empaticamente condivide e rappresenta la condizione, utilizzando il colore come mezzo espressivo sentimentale e comunicativo.

Manet, artista originale che amava utilizzare sapientemente il nero nelle proprie composizioni, elemento aborrito da altri impressionisti i quali, al massimo, riuscivano ad indugiare in un blu di compromesso, esercita un forte condizionamento su numerosi artisti dell’epoca, e Krohg, indubbiamente tra questi ultimi, sfoggia una tavolozza non tanto cupa quanto moderatamente seriosa.

La scena mostrata, generalmente raffigurata come un momento di tenerezza in famiglia – il bagnetto al piccolo di casa, che infatti non manca di suscitare la curiosità di tutti i presenti, bambini e adulti senza distinzione di età – appare contraddistinta da cromatismi, a prima vista, quasi contrastanti col tema del dipinto, seppur mitigata da una delicata luminosità in grado di ingentilirla.

Le stesse espressioni delle protagoniste, confezionate in ruoli definiti dai medesimi abiti e da acconciature identiche, pur non riprese in maniera diretta, si riescono ad intuire dall’ottima capacità del pittore di delinearne, attraverso tratti piuttosto minimali, l’eloquente incisività.

Krohg, inoltre, provocherà non poche polemiche in seguito allo scandalo provocato, nel 1886, del suo dipinto Albertine, opera ispirata dal suo omonimo libro incentrato sulle vicissitudini di una sarta non sposata, poi indotta a prostituirsi.

Albertine, nome di proustiana memoria, che si ritrova nel corso dei tempi – croce e delizia, La fuggitiva de La recherche – personaggio da sempre rievocativo di mistero e ambiguità, dal valzer delle fanciulle in fiore alla realtà nemica di una subdola prigionia…

Christian Krohg (1852-1925), In the tub, 1889, olio su tela, 144.3×153.7 cm., Copenaghen – Statens Museum for Kunst
Immagine: web

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