Ci deve essere Qualcuno

DI GIOVANNI BOGANI

 

Tu eri sicura che ci fosse un aldilà, che ci sia un Dio. “Ma lo vedi come sono perfetti i frutti, le piante, i fiori, gli animali? Ci dev’essere qualcuno che ha fatto tutto questo”. Qualcuno che ha disegnato il mondo, che noi non saremmo certo così bravi.

Potrebbe essere solo una regola matematica, un principio di energia: i semi spingono e diventano fili d’erba, le piante stendono i rami come mani, protese verso la luce; ogni essere vivente vuole solo vivere, crescere, riprodursi. Ogni essere vivente muore. Il perché, nessuno lo sa. È tutto qui.

Solo che noi uomini abbiamo messo, dentro questa vita così breve, tutto quello che potevamo: i libri di Storia, i quaderni su cui scrivere i nostri ricordi, le ricette di Masterchef, i balli latino americani, la candeggina delicata per far venire le camicie più bianche, le previsioni del tempo, i mobili Ikea, le varianti del Big Mac, i grattacieli, le forme improbabili degli occhiali da vista, i piercing, il rock, i musei d’arte moderna, tutto pur di dimenticarci che si muore, tutto pur di riempire questa vita, i saldi, i mercatini di dicembre, la Coca cola, i like di Facebook, l’ora legale, le vacanze al mare, tutto.

Ci dev’essere qualcuno che ha creato tutta questa perfezione, dicevi. Come se il mondo fosse stato un disegno così preciso e perfetto che nessuno, se non un Dio, sarebbe riuscito a disegnare. In fondo, nonostante la guerra che avevi visto, nonostante un fratello dannato e irresponsabile, pieno di amore e di incoscienza, nonostante una madre poetessa stroncata dall’alcol e dalle trombosi, nonostante una ricchezza diventata in pochi anni un mucchietto di sabbia, nonostante la malattia fosse entrata in casa nostra come una padrona, tu pensavi ancora che il mondo fosse un posto perfetto. E che chi lo aveva disegnato fosse più bravo di Leonardo, di Michelangelo, di Raffaello.

Volevi bene al mondo, alle cose più semplici, le tovaglie in vendita al mercato, la minestrina che scaldava lo stomaco, l’insalata che puliva la bocca, il letto per il riposino del pomeriggio, le tue amiche ottantenni, qualche film che faceva piangere, la vicina di pianerottolo che ti invitava ad andare da lei, il pomeriggio. Due donne sole, due case vicine, due balconi sul cortile. Chissà che cosa vi dicevate. Poi a casa tua, “Un posto al sole”, e la vita scoloriva così. Eppure, il mondo ti sembrava ancora un posto perfetto.

Immagine tratta dal web

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