Ciao Alika, ci dispiace. Troppo

di Michele Piras

L’ha inseguito e gli ha spaccato in testa il bastone con cui si aiutava a camminare, l’ha pestato e infine l’ha ucciso strangolandolo.

Alika aveva 39 anni, era nigeriano e venditore ambulante, come molti migranti.

Pare stesse chiedendo l’elemosina, perché il suo lavoro non bastava a campare se stesso, la moglie e il figlio.

È morto, Alika, per mano di un assassino salernitano.

C’è chi ha filmato e fotografato, ma nessuno è intervenuto, al massimo ha urlato “basta, così lo uccidi”.

E Alika è morto, due volte.

Se l’episodio si fosse verificato al contrario, con ogni probabilità, qualche “patriottico” leader della destra italiana avrebbe scritto e urlato qualcosa, aggiungendolo alla collezione di una campagna di aggressione e menzogne contro i migranti che va avanti da anni e che ormai ha scavato in profondità, nelle viscere di una comunità culturalmente sempre più povera, sempre più violenta.

Invece silenzio.

Alika è morto, assassinato per futili motivi.

E c’è solo un assordante silenzio.

Ciao Alika, ci dispiace.

Troppo.

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