Ciao Giulia

DI ROBERTO BUSEMBAI

Il giorno dopo, perchè forse le menti e gli animi dovrebbero avere meno peso sul cuore, il giorno dopo perchè la luce ormai spenta e lontana prenda forma vera e capace di essere notata nel suo più buio splendore, il giorno dopo che sarà sempre quello che si ricorderà perchè sarà sempre quello che memoria realizzerà.

Il giorno dopo eccomi, anche io dopo che le voci si sono un poco pacate e gli animi rivolgono un unico e grande pensiero a quell’anima ormai senza corpo che vibra nell’aria e urla la sua giovane entità spezzata sul limite di un sogno che altro non era che il sogno di tutti, il sogno della vita.
E cosa avrei ancora da dire che non sia già stato detto, cosa altro avrei io da sottolineare che non sia stato sottolineato ma ho desiderio naturale e umano di dare il mio fiato a un’ennesima conclusione che non avrebbe da essere nemmeno nominata tanto fa male.

Partendo da un principio naturale che l’essere umano non è altro che un animale, dotato solo d’intelligenza, partendo dal considerarlo tale, potremmo anche comprendere il suo dolore e al sua ferocia, ho detto comprendere ma esiste un Ma dalla lettera maiuscola che lo dovrebbe differenziare, quella appena nominata che si chiama intelligenza e con la quale avrebbe dovuto avere la proprietà di differenziarsi ed essere così “migliore” o se non altro più capace e possibilmente di comprendere e amare.

Partendo da un principio di naturale esistenza che l’uomo in generale è parte importante su questo mondo che tutti ci appartiene e che di esso dovrebbe esserne grato soltanto dal primo giorno che ebbe il primo vagito, considerando ancora che quell’intelligenza l’avrebbe davvero portato ad usarla per il suo vivere migliore, non dovrebbe aver un’esistenza peggiore di quella stessa di un semplice e comune animale, ma altrettanto molto migliore.

Ed eccoci invece ancora a piangere di un male che non conosce il minimo livore di pace sul cuore, che rende così distante il semplice comune dividere l’esistenza di un essere umano con l’altro senza dover per forza predominare. E’ pur vero che quell’animale intelligente che siamo è pure soggetto, come ogni essere vivente, a sottomettersi a una ferocia che soltanto una “cattività” di vita lo porta a esagerare.

Non siamo mai stati capaci di apprezzare questa nostra vita come un dono speciale, di rispettarla per quello che ci è dato e per quello che fortunatamente ci è stato elargito, abbiamo abusato della nostra intelligenza solo esclusivamente per il male e riscontrare che solo con esso avremmo potuto avere tutto quello che materialmente ci avrebbe soddisfatto perdendo così quel giusto valore che la vita stessa ci aveva già dato.

Ed eccoci ancora a parlare e meravigliarci di discriminazione quando poi, ipocriti che siamo, con quella ci abbiamo costruito secoli e secoli di storia e di predominio. Ed eccoci ancora a piangere di un innocente corpo straziato nel suo pieno fiorire, ed eccoci ancora a puntare quel dito su un maschilismo esasperato, il vero tumore di un’esistenza basata sulla sua cruda e ferrea convinzione di essere lui il “Signore”.

Ed eccoci allora a vedere con sangue e punizione, di come la mancata libertà interiore conduca alla guerra esistenziale, ed eccoci qui con lacrime e pugni forti nel cuore a dolersi di un qualche cosa che non avrà mai il potere di cessare fintanto che l’essere umano non comprenderà se stesso e la sua vera natura.

Che dire che non sia stato detto, ma dire e sottolineare che non si allevano i giovani con le proibizioni, che non si allevano i figli con l’elargizione totale di ogni cosa, che non si allevano le società con il proibizionismo e il controllo efferato, che non si allevano le nazioni con il mito della superiorità, che si allevano le famiglie con la netta convinzione che solo l’uomo, ovvero il maschio ritenuto tale, ne sia il solo padrone di diritto e decisionalità.

I giovani, le famiglie, la società e le nazioni hanno bisogno di essere istruite, indirizzate, hanno bisogno di colloquiare, di comprendersi di accettarsi di condividere, di eguagliarsi, di scambi culturali che possano dare una speranza al futuro e accettare e consapevolmente capire che donna, omosessuale, portatore di handicap, pelle di diverso colore non sono “diversità” ma solo una delle tanti specie pari e identica al maschio dell’essere umano, e che solo quando si avrà coscienza di questo, allora davvero potremmo parlare di eguaglianza sociale e umana.

Ed eccomi qui, uomo maturo, a contemplare un orrore che animo e pelle disintegrano al solo parlarne, ed eccomi qui a rivendicare un diritto che già dal primo giorno che sono caduto sul mondo sarebbe stato dovuto, in modo naturale.
Ciao Giulia, ciao donna, amica, angelo, essere umano in un umano mondo “sbagliato”.

Immagine tratta dal web

 

 

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