Ieri è morto #Youtuboancheio.
So che a molti di voi questo nome non dirà nulla, ma a chi ha figli ed è stato spinto da loro ad affezionarsi ai canali YouTube evoca una presenza discreta, gentile, quasi raffinata in un mondo dove chi grida più forte vince.
Si chiamava Omar Palermo e aveva interpretato il suo modo di essere divo quasi con pudore.
Mitico il suo duello, vittorioso, con 40 barrette kinder e un pollo “rafforzante”, riusciva, tra un boccone e l’altro, a parlare di sé e dei valori più importanti della vita, a modo suo.
“La perfezione non è il nostro obiettivo, è la nostra tendenza. Poi, che una cosa non riesca perfetta c’è da aspettarselo, proprio per la nostra convinzione. L’importante è che ci sia stato impegno da parte nostra...”, aveva detto, un giorno, mentre fissava con i suoi occhi buoni la piccola telecamera che usava nei suoi collegamenti quasi quotidiani.
Non male per un mangione.
Ciao, Omar.
*Immagine web
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