Claude Monet, Falaises à Pourville, Soleil levant

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

1897; sono passati ventitré anni dal 1874, anno in cui Monet propone la sua prima impressione al sorgere del sole, e anche se cambia il soggetto, che passa letteralmente la palla a Pourville – cittadina della Normandia nota anche per l’incredibile panorama intrinseco al proprio celebre campo di golf, tra i più antichi di Francia e situato in zona Dieppe-Pourville, con vista sulla magnifica Côte d’Albâtre – non muta l’autore e rimane l’artista, a proporre e riproporre il medesimo tema, mentre coglie, capta, fissa e realizza.

Mantenendo un occhio cangiante di variazioni vibranti, i cui caleidoscopici intenti regalano inusitati scorci di sfumata veridicità.
Impression-Soleil levant, il primo, il capostipite, pur nelle sue modeste dimensioni, è un dipinto che rappresenta una pietra miliare nella storia dell’arte, dato che attribuisce il nome al movimento impressionista.

Il termine stesso, Impressionismo, inizialmente non cela la propria accezione negativa, derivante da un evidente dispregio legato al contrasto con la formalità della pittura accademica: occorre ricordare che Claude Monet, al pari dell’accademico William-Adolphe Bouguereau, vive ed opera a Parigi nella seconda metà dell’Ottocento, periodo che si caratterizza per la presenza delle accademie, intente a mantenere in vita il modello pittorico di Raffaello nella sua riconosciuta perfezione.

Monet appartiene a quel gruppo di artisti che si distaccano dal mondo accademico, stravolgendo il consueto modus operandi degli artisti ordinari, ed introducendo una serie di innovazioni dirompenti in grado di costruire le immagini in modo completamente nuovo e moderno.

L’immagine prende corpo attraverso veloci pennellate di colore, senza indugiare nel consueto disegno, in grado di fissare il momento fondamentale della luce colta in un determinato istante che finirebbe altrimenti per perdersi.

Non è un caso che gli Impressionisti, inizialmente, allestiscano il proprio Salone dei rifiutati, in quanto non ammessi al Salone espositivo ufficiale, presso lo studio del fotografo Nadar, in ossequio all’allora recente novità dei dagherrotipi, in grado di rivoluzionare la percezione delle immagini e della loro, conseguente, riproduzione.

Impression-Soleil levant, appunto esposto, nel 1874, presso il suddetto studio, e dichiara già nel titolo la propria intenzione non tanto di fornire una descrizione, quanto di manifestare un’impressione dell’artista in un peculiare momento del giorno.

Impossibile identificarlo con un luogo preciso, è possibile tuttavia rilevare alcuni elementi che consentono di ricondurre il contesto ad un ipotetico porto fluviale, con le sagome indefinite di gru ed imbarcazioni che, unite ad una singolare commistione tra cielo ed acqua, delineano una situazione in grado di andare oltre le classiche regole compositive, privilegiando il colore a scapito del disegno: dettaglio, quest’ultimo, evidente anche nel rosso arancio del sole, unica nota di cromatismo acceso, eppure in grado di di dominare, attraverso il proprio riflesso, sia l’acqua che le nubi.

E si ripete, nel corso della propria carriera artistica, nella favorevole ossessione di oniriche visioni in grado di catturare ogni elemento ed emozione.
Cielo e mare che si fondono in un orizzonte velato, per poi ribadire l’innocente separazione da terra e falesie delicatamente confermate, con l’acqua che si conferma uno dei soggetti preferiti di Monet, i cui esperimenti in proposito, valutando le varianti di luce e colore, porranno le basi per l’arte astratta.

Quella particolare condizione che farà dichiarare al collega Paul Cézanne …è solo un occhio, ma Dio che occhio!…

Claude Monet (1840-1926), Falaises à Pourville, Soleil levant, 1897, olio su tela, 66×101 cm., Mamiano (Parma), Fondazione Magnani-Rocca
Immagine: web

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