Clochard

DI FRANCO FRONZOLI

 

Quanto freddo nelle mie ossa. Quante strade di notte da me visitate, portici e chiese, stazioni e piazzali.

Una vita di stenti, senza una casa, con la speranza di un gesto cordiale.

Cappotti di pelle, pellicce, camice di seta, sciarpe di raso, che passan vicino senza guardare.

Proprio quell’uomo o quella donna, abbandonati da un triste destino, tra i rifiuti, tra angoli tristi, indifferenza, e soliti riti.

Quante le cause di una povertà arrivata in un attimo, senza preavviso, senza pietà.

Affetti perduti, baci e sorrisi, che son volati e
mai più tornati, che hanno distrutto la dignità.

Persone che ricorrono nella voce di un Papa, intrise di amore, di vicinanza e solidarietà.

Inverni passati con qualche coperta, in notti lunghe, senza pretese, tra il tepore di una casa, che appare nel sogno nella mattina.

Quante sono queste persone abbandonate al loro destino?

Quante panchine, luoghi sacri, tuguri e capanne di notte occupati da povera gente, senza un aiuto senza un futuro.

Gente assopite nella coscienza, mai risvegliati a nuove realtà, senza calore di un affetto vicino.

Sono chiamati solo clochard o mendicanti o gente di strada che portano indosso solo miseria, che chiedono aiuto con mani distese, solita nenia, fatta di gesti e poche parole.

C’è chi tiene vicino un cagnolino, che serve solo per impietosire, per ricevere un po’ di pietà.

Povera gente non aiutata da istituzioni e ricche persone, che preferiscono stare alla larga da quella “ puzza “ di povertà.

Gente fatta di tutto, fatta di niente, senza una meta, senza un camino, in attesa di un triste destino.

Se vi consola
Vi
Sono
Vicino.

 

 

 

Immagine tratta dal web

 

 

 

 

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