Come si elabora la morte?

DI RICCARDO ANCILLOTTI

 

Quando ero bambino, sapevo solo che ogni persona prima invecchiava e poi moriva, ma riguardo al dopo non mi convinceva che il buono andasse in paradiso mentre il cattivo all’inferno, anche perche’ sto Giudice Immenso non dava risposte su quanto tempo durasse la condanna.

Solo il purgatorio era una sorta di riabilitazione provvisoria, a quanto pare.
Da piccoli pero’ e’ difficile elaborare il lutto di una persona cara che muore prematuramente e tutto cio’ che puo’ attenuare il dolore e’ bene accetto.
Se poi vedi che la gente continua come se non fosse accaduto niente, ti cominci a fare domande del tipo; “Ma sono io che soffro inutilmente; o e’ giusto dimenticare?”

Dimenticare non mi e’ mai piaciuto, ma per ricordare una persona che ci ha lasciato non ci vuole tanta memoria, occorre scoprire quella sensibilita’ che almeno ti aiuta a parlarne senza dolore, ma con una certa consapevolezza che ti abbia lasciato qualcosa.
Poi si cresce. Si diventa grandi e in una societa’ nevrotica come quella che abbiamo, si confondono facilmente emozioni, dolori, tristezze e felicita’.

Nessuno ti dà certezze su cio’ che sara’ il domani e tu ti abitui a seguire esempi non sempre proprio i migliori.
I morti assumono vesti diverse nell’inconscio collettivo. Se una persona muore di Covid, disturba solo perche’ ti impedisce di vivere la tua liberta’ fatta di cianfrusaglie mentali. Cosi’ compaiono i morti che disturbano il quieto vivere incivile.

Sono i migranti, i disgraziati abbandonati dalla societa’ e la violenza nei confronti dei più deboli diventa quasi una naturale escrescenze della nostra arroganza e impotenza.
I morti sul lavoro poi sono l’intralcio peggiore, perche’ occorre assoldare flotte di legali per far emergere le responsabilita’ del deceduto.
Per non parlare di disastri annunciati come il Ponte Morandi e la funivia di Stresa.

In tutti questi casi non si elabora la morte, ma si enfatizza il bisogno di denaro per dimenticarle più in fretta possibile.
Credo che la morte precoce di un genitore sia un dolore immenso solo per i singoli purtroppo, ed e’ secondo solo alla morte di un figlio, ma oggi il contesto non prova quasi mai un dolore da elaborare collettivamente e questo e’ il sintomo principale di una perdita preoccupante di una sensibilita’ valoriale, indispensabile per non restare eternamente nella superficislita’ quotidiana.

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