Cosa augurarci per questo 2021?

DI GIOVANNI BOGANI

La sensazione è che quest’anno ci sia stato rubato, nella migliore delle ipotesi. E che ci è andata bene, se di quest’anno siamo riusciti a vederne la fine.

Potremmo cercare di trovare, negli angoli dei giorni che abbiamo passato, qualcosa di buono che abbiamo fatto, qualche orticello che siamo riusciti a coltivare e a difendere dall’alluvione dello sgomento.

Una piccola cosa buona, come direbbe Raymond Carver.

Possiamo trovarla nelle persone con cui abbiamo parlato al telefono, nelle passeggiate che abbiamo fatto, scoprendo a piedi posti che non immaginavamo.

Magari le stesse strade che facevamo sempre, ma sembravano nuove, percorse a piedi, in una primavera che, comunque, se ne fregava del covid, e faceva esplodere i suoi colori.

Io, nel mio piccolo, ho trovato una piccola cosa buona in un mucchio di parole che ho battuto sulla tastiera di questo computer. E che mi hanno fatto sentire meno solo.

Quelle che devo battere per il mio lavoro, messaggi nella bottiglia a chissà chi. Ma mi piace pensare di scoprire cose nuove, nella vita e nelle frasi di attori e registi.

E soprattutto, il mucchietto di parole che sono riuscito a strappare al silenzio dei miei ricordi. Le parole di mia madre.

Ne è venuto fuori un libro, il libro che forse non sarei riuscito a scrivere, nella frenesia continua del tempo “normale”, quello che vivevo fino al febbraio scorso. E una piccola – anzi, una grande – cosa buona l’ho trovata nelle parole di chi ha letto quelle parole.

Non cambierà tutto di colpo, domani. E allora, che cosa augurarci?

Che si possa provare a riscoprire la sostanza di tutto, e non polemizzare per le cazzate. Che si impari a goderci le cose, anche quelle minuscole. E che si smetta di attaccare tutto e tutti, con la gioia di dare all’altro del coglione.

Non siamo diventati migliori, questo lo abbiamo capito. I politici che dimostrano in ogni istante di pensare alla loro fetta di potere e non a quello che è ragionevole, giusto, civile ne sono l’esempio più chiaro.

Ma anche tutti gli “uomini qualunque” che incazzatissimi, nei telegiornali, nelle trasmissioni, sui social parlano sempre e solo di soldi, soldi, soldi, incazzati con tutti, dimenticando i morti. Beh, per me non sono un fantastico esempio di umanità.

È morto, quest’anno, un italiano su mille. Su mille italiani che conosciamo, uno è morto di covid.

Eppure abbiamo visto tutti la gente comportarsi come se niente fosse, nei parchi e nelle piazze, abbiamo visto i ragazzi a gruppi senza mascherina, perché a loro questo problema sembra non tocchi per niente.

E abbiamo visto la gente fregarsene della mascherina, non portarla, portarla come cazzo gli pare, togliersela per fumare la sigarettina, per fare la telefonatina, per stare a chiacchierare fuori dal bar dell’aperitivo.

E adesso, milioni di italiani che non vogliono fare il vaccino, mettendo a rischio la vita propria e quella degli altri. Perché questo è. Questo significa. E chi non lo vuole fare – minaccia la vita altrui.

Abbiamo capito che siamo diventati tutti più soli. Ma quelli che erano soli già da prima, sono diventati solissimi.

È stato un immenso trattenere il respiro collettivo, un aspettare una luce che abbiamo creduto di vedere, questa estate, e invece poi è venuto di nuovo il buio.

Adesso siamo tutti stanchi, tutti soli. E tutti aspettiamo una primavera.

Forza, a tutti. C’è da tornare a vivere, prima o poi, e speriamo di farlo tutti insieme. E magari, chissà, sarà bellissimo.

 

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