Cosa mi ha insegnato il Cammino di Santiago? Che nulla è impossibile, se ci credi

di Claudia Aru

Un anno fa arrivavo a Santiago.
Quella del Cammino è stata, senza dubbio, una delle esperienze più forti della mia vita per tante ragioni… ogni giorno è stata una lezione di vita che ancora mi segna e mi accompagna.
L’arrivo a Santiago non corrisponde con la fine di un percorso, bensì col suo inizio. Quella che ero prima del Cammino non esiste più… perché da quell’esperienza è nata una persona nuova.

Non per niente la tradizione del Pellegrino, è quella di bruciare i vestiti a Finisterre, davanti all’oceano, cosa che feci
con un sorriso, perché sapevo, sentivo, di essere morta e rinata.
Ma cosa ho imparato?
Ho capito che nulla è impossibile, se ci credi. Ho scoperto una forza, sia fisica che mentale, che non sapevo di avere.
Il Cammino ti fa partire dal dolore fisico per curare quello interiore e ti fa capire che non è un flagello:
Il dolore è un’opportunità.
È dal dolore che si nasce, sempre, è il dolore che ti fa sentire vivo, che ti spinge oltre le tue possibilità.
E io non ho più paura del dolore, lo aspetto, lo accolgo, perché ogni volta, mi ha migliorata.
Così come non ho paura delle salite più ardite, perché, seguendo il mio passo, arrivo alla meta.
Il segreto è non fermarsi, non perdere l’entusiasmo, puntare a quando finirà senza perdere mai la speranza.
E quando fai il cammino…non ti puoi fermare.
Non ho più paura delle discese, perché calmierando il peso, si attutisce il dolore e le discese fanno parte della vita… sta a noi evitare il baratro puntando sempre alla pianura e a una nuova salita. Che troveremo ancora, di nuovo, sempre.
Non ho paura della pioggia, perché anche il temporale più violento finisce, il sole torna e mi asciugherò. E questi sono i problemi della vita, perché anche il peggiore, a un certo punto, si risolve.
Non ho più paura della solitudine, perché ti costringe ad amarti, ad ascoltarti, a scoprirti. Anche la solitudine è una grande opportunità che ti porta ad una maggiore sintonia con te stesso e con gli altri. Perché, in realtà, non si è soli, mai. Basta aprire il nostro cuore.
Non ho più aspettative rispetto a nulla, perché la vita è concreta, si costruisce passo a passo, comprende innumerevoli variabili e proiettarsi in un risultato ipotetico, è totalmente inutile. Come sarà la prossima tappa? Sarà difficile? Non me lo chiedevo, mai. La affrontavo con fiducia senza ipotizzare o pensare… perché la vita si costruisce nel presente, non immaginando ciò che non sappiamo: ti eviti ansie e paure.
Bisogna vivere l’ora, l’adesso, solo così si gode davvero delle piccole cose che sono il sale della vita. Puntare all’obiettivo è importante, ma non lo è meno godersi il percorso. Perché alla fine l’obiettivo qual è? Il successo? Il denaro? No… l’obiettivo è essere in pace. Tutto il resto, ma proprio tutto, va da sé.
Il Cammino ti insegna la bellezza del quotidiano: l’importanza di un sorriso, la riconoscenza verso un fiore, verso un cane che ti fa compagnia, verso un tramonto dai colori magici, verso uno sconosciuto che ti chiede “ come stai?”, verso una persona amica che ti tende una mano, verso un banale panino che sprigiona nella tua bocca un sapore antico che ti rigenera, verso un sorso di acqua di fonte che ti disseta e pure verso una birra fresca in compagnia che
alimenta la convivialità più genuina e autentica.
Il cammino insegna l’importanza del riposo.
Un altro grande insegnamento è quello di non adattare mai il tuo passo agli altri, perché ognuno ha i suoi tempi, il suo storico, le sue esigenze. Non bisogna mai copiare né, tantomeno, invidiare gli altri. Perché non sappiamo le battaglie che ha dentro ed è profondamente superficiale “ giudicare un libro dalla sua copertina”. Migliorare noi stessi senza fare confronti, perché tanto, a fine serata, ci troviamo tutti nello stesso ostello.
Nel Cammino ci sei tu, come mai ti sei sentito prima.
Lo consiglio a tutti, tutti. Ho visto madri sole videochiamare ogni giorno figli e marito che le incitavano, ho visto uomini con le stampelle, una donna di 74 anni, sola, al suo sesto cammino. Ho visto notai, avvocati, architetti ma anche disoccupati, sportivi, gente in sovrappeso e pelle e ossa.
Perché il Cammino mi ha anche messo davanti al l’enorme quantità di scuse che tiriamo fuori ogni giorno per evitare di affrontare il dolore.

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