Così come viene

DI GIOVANNI BOGANI

 

Eccomi. È stata dura, ma sono tornato da te. Credo per l’ultima volta. Stiamo un po’ insieme, questo inverno? Così, come viene. Una sera, un’altra. Senza programmare. Stiamo a chiacchierare un po’, di quello che ci viene in mente. E poi ti lascio andare. “Ora la vita senza di te è diventata solo una vita senza di te”, dicono in uno dei film che ho visto stasera. È vero. Non è “la mia vita”, virgola, senza di te. È che ciò che vivo è definito dal fatto che non ci sei. E non lo avrei mai immaginato.

Credevo di trovare molto, lungo la strada. Scoperte incredibili, posti che fossero musica, viaggi infiniti; amori che suonano note che non hai sentito mai. E lo fanno suonando uno strumento che sei tu. Picnic in riva al lago, cani che mi fanno festa quando torno. Invece, di tutto questo, non ho trovato quasi niente. E le cose che ricordo con più forza, con più amore, con più struggimento, sono sempre quelle. Quelle di quando ero bambino.

Ricordo qualche ora, delle poche che ti ho dedicato, da grande. Un pomeriggio in sala da pranzo, a mettere i fogli con i testi delle canzoni in grandi raccoglitori con gli anelli, sul tavolo tondo di legno scuro, mentre guardavi la tv. Ore perdute, in cui non ci siamo detti molto, mentre Carlo Conti o chi per lui ti traghettava fino all’ora di cena, la tua riva. Adesso è anche la mia. Ti salutavo, e non molto rimaneva impigliato fra i ricordi.

Adesso andrò piano, come andavi piano tu, nella tua vita, nei tuoi ultimi anni. Ma prometto di mettere a posto un po’ di cose. Un po’ di racconti, quelli che ho scritto quando aspettavo di scoprire il mondo. E le cose che ho scritto su di te: queste pagine. Prometto di metterle a posto, come tu mettevi a posto le tovaglie e le lenzuola nei cassetti, tutte stirate. Beh, io non sono bravo a stirare le parole, rimangono tutte piene di grinze, di pieghe. Ma alla fine sono queste le lenzuola su cui dormirò.

Andremo piano, una passeggiata al giorno, di ricordo in ricordo, e quando non ci sarà niente da ricordare, mi canterò una piccola ninna nanna che sentirò solo io, e forse sentirai anche tu. “Per fare un prato / bastano delle api e un sogno. / Il sogno basterà / se le api sono poche”. Era una delle poesie di Emily Dickinson, una poetessa americana, mamma. Da noi le api sono sempre state poche, e io sono sempre stato invaso dal sogno. Tu no, oppure chi lo sa. Magari sì, magari sognavi una felicità, un equilibrio che non ci sono stati mai, nella nostra famiglia, nella tua vita, fin da quando eri bambina. Andremo piano, te lo prometto.

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