COVID-19: la verità in un libro di J. Tritto (la mia recensione)

DI VITTORIO LODOLO D’ORIA

COVID-19: la verità in un libro di J. Tritto.
La mia recensione.

Covid-19, un virus “amaro” dagli occhi a mandorla.

Interessa al mondo della scuola la verità sulla genesi e l’evoluzione della pandemia da Covid-19? Dopo tutto il lavoro svolto da docenti, dirigenti, amministrativi e collaboratori per parare le conseguenze di questa immane tragedia, e per limitarne i danni, la risposta non può essere che affermativa. Tra le molte affermazioni, spesso contraddittorie, di virologi e mass-media c’è stato impedito di capire da dove ha avuto origine il tutto; se ha avuto inizio naturalmente o artificialmente; chi sono i responsabili cui eventualmente chiedere i danni; infine quali azioni intraprendere per evitare che tali disgrazie si ripetano in futuro.

Poi, a luglio è uscito il testo del Prof. Joseph Tritto (illustre medico ricercatore italiano e internazionale) dal titolo “Cina Covid-19, la chimera che ha cambiato il mondo” con le sue verità inquietanti. Poiché si tratta di un libro scientifico complesso e per addetti ai lavori ma davvero illuminante, desidero farne una breve recensione perché tutti possano accedere alle verità basilari. Per semplicità procederò per punti, sollevati nell’ordine dall’autore, per poi trarre qualche conclusione circa il futuro che ci aspetta.

1. Senza dubbio il Covid-19 è stato creato in laboratorio a Wuhan e non è dovuto a un passaggio naturale di virus inter-specie tra pangolino e pipistrello (la cosa avrebbe richiesto la presenza di un ospite intermedio, mai identificato, e un tempo minimo di 200 anni).

2. A riprova del punto precedente, nel Covid-19 si trova anche un breve tratto di 4 nucleotidi, del genoma del virus HIV dovuto a operazioni di laboratorio. Qui di seguito una mia riflessione: potrebbe trattarsi di una semplice coincidenza, ma fa davvero pensare male un ibrido derivato da due virus che hanno come caratteristica di specie l’alta infettività (Coronavirus) e la capacità di evocare una risposta immunitaria non protettiva (HIV). Non potrebbe infatti essere frutto di una scelta consapevole per produrre un’arma biologica letale?

3. Con due tecniche di laboratorio avanzate e pericolose (DNA ricombinante e Guadagno di funzione) è possibile creare ibridi (chimere) senza alcun impedimento.

4. “…il blackout mediatico e scientifico sulla verità di ciò che è accaduto a Wuhan, va letto come un tentativo disperato di preservare la possibilità dell’uso delle metodologie di Guadagno di funzione…”.

5. Non è mai stata spiegata la finalità della creazione del Covid-19 (ricerca, arma biologica, altro?). Scrive l’autore: “Qual è il rischio di questo tipo di ricerche nei laboratori BSL 3 e 4? Alto e con nessun guadagno”.

6. La Cina ha partecipato ma non ha mai ratificato la Convenzione sulle Armi Biologiche (in sostanza fa quello che vuole) e promuove una commistione tra utilizzo “civile” e quello “militare” delle biotecnologie.

7. La Cina si è rifiutata di consegnare il “virus-madre” responsabile della pandemia che, solo, potrebbe garantire la produzione di un vaccino capace di coprire i singoli ceppi e le varianti mutate. Al contrario i diversi Paesi potranno al massimo creare dei vaccini polivalenti.

8. Con gli scienziati cinesi collaborano anche equipe di altri Paesi (Australia, UK, Francia, Germania, Canada, Finlandia) tanto a Wuhan quanto a casa propria. L’Italia non possiede centri di eccellenza di ricerca virologica ed è fuori dal giro, come capofila, anche nella ricerca di un vaccino.

9. La dottoressa Shi-Zeng-Li, responsabile del laboratorio di Wuhan e degli studi sul Covid-19 (il cui comportamento è descritto in modo eloquente da Tritto: “…bara, bleffa come un giocatore di poker…” – pag. 133), prima ammette la fuga del virus (likeage) dal laboratorio di Wuhan, poi ritratta l’ammissione e infine scompare dalla scena pubblica insieme a tutto il suo staff di scienziati cinesi. Imbarazzante sapere che la dottoressa aveva appreso nei laboratori americani le tecniche per creare ibridi.

10. Il laboratorio di Wuhan viene certificato dai cinesi come BSL-4 (cioè di massima sicurezza) nel 2017 e già nel 2019 avviene il likeage del Covid-19.

11. Lo studioso prevede drammaticamente che “La mancanza di regole internazionali per la ricerca virologica umana e zootecnica, accresce il pericolo che in futuro pandemie come quella del Covid-19, non siano più eventi sporadici, ma siano destinati a ripetersi”.

12. Il ricercatore quindi aggiunge che la Cina, per consegnare il virus madre, dovrebbe prima ammettere di averlo creato, quindi chiarire perché lo ha fatto (se per scopi di ricerca, militari, bioterrorismo, altro), infine riconoscere che gli è scappato di mano col conseguente rischio di subire fisiologiche pretese risarcitorie di tutti i Paesi danneggiati. Per tutte queste ragioni la Cina non consegnerà mai il virus arrecando così un gravissimo e ulteriore danno all’umanità.

13. Lo scienziato non risparmia nemmeno l’OMS per non aver interpretato pienamente e in tempo utile il suo ruolo. D’altronde riconosce che lo stesso è schiacciato dalle pressioni opposte esercitate dai suoi due maggiori contribuenti (USA e Cina per l’appunto).

14. Infine, a esercitare ulteriori pressioni sull’OMS vi è la “presenza di players mascherata da attenzione umanitaria ora focalizzata sulla salute planetaria”. La Fondazione Bill e Melissa Gates, per esempio, risulta essere il secondo contribuente in assoluto dell’OMS, con ciò che ne consegue.

15. È assente, ma necessaria, una definizione univoca di Biosafety e Biosecurity che contribuisca a regolamentare l’uso delle tecniche di ricombinazione virale. Una commissione internazionale sotto l’egida dell’ONU dovrebbe indagare sugli eventi di Wuhan e proporre una disciplina universale per la materia in esame.

Il quadro dipinto da Joseph Tritto è decisamente a tinte fosche perché non esistono limiti né regolamentazioni che disciplinino l’attività dei laboratori BSL-3 e BSL-4 (manipolazioni biologiche, creazioni di ibridi, ricerca su chimere umane, bioterrorismo, guerre biologiche e via discorrendo). Le future conseguenze (nuove pandemie incluse) sono facilmente prevedibili e spaventose anche alla luce del disservizio procurato da una comunità scientifica litigiosa e contraddittoria, nonché da mass-media in cerca di scoop e depistaggi tanto sensazionali quanto fantascientifici (es. mercato umido di Wuhan fatto passare per responsabile della pandemia). Ci troviamo in un Far-West mondiale il cui Eldorado è rappresentato dal laboratorio di Wuhan e simili, dove scienziati di ogni paese possono condurre la sperimentazione che vogliono a prescindere dal nocumento che ne può derivare per l’umanità. E che Wuhan, purtroppo, non sia “sicuro”, lo attestano i fatti: la certificazione BSL-4 è stata ottenuta nel 2017 mentre la fuga del Covid-19 è intervenuta dopo soli due anni.

L’assenza di regole condivise tra Paesi, la presenza di zone “franche” (come la Cina), dove tutto è concesso (inclusa la sperimentazione su ibridi umani), i conflitti tra due superpotenze che si contendono l’egemonia in ambito biotecnologico, la presenza di potenti players esterni (Bill e Melinda Gates Foundation) e soprattutto l’assenza di un terzo mediatore accreditato tra Cina e USA, rende la situazione assai complicata e ingestibile.
Alla luce di tutto ciò, la pandemia di Wuhan, nonostante la sofferenza procurata, deve costituire per la comunità internazionale l’occasione per avviare un dialogo, in materia di regolamentazione e disciplina delle sperimentazioni in campo biotecnologico.

Tutti i grandi Paesi, chi più e chi meno, hanno contribuito a creare la situazione vigente che chiede urgentemente di essere affrontata e corretta. Wuhan può rappresentare l’opportunità che ci serviva o l’inizio della fine.

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