Covid e restrizioni, diciamolo: dal governo dei ‘migliori’ ci si aspettava ben altro

di Michele Piras

Qualche mese fa c’era chi sosteneva che il problema fosse il governo Conte, adesso ci ritroviamo, con la conferma del coprifuoco alle 22 fino al 31 di luglio (sia pure con la possibilità di modificarlo prima), a certificare che sulla campagna di vaccinazione abbiamo fallito.
E c’è chi più di tutti si è applicato nel mestiere dello sfascia carrozze e ora sbraita, anche se non ne avrebbe alcun diritto.

Perché, al di la della retorica dei generali e delle divise, sono pochissime le Regioni dove si procede a passo spedito e troppe quelle dove, a fine aprile, si è lontani dalla copertura degli ottantenni e dei soggetti fragili.
La quantità delle dosi è sempre troppo limitata, al di la degli annunci, e nessuno si è preoccupato di sostenere o commissariare le Regioni che procedono a rilento, spesso per incapacità e comunque perché lo stato della nostra Sanità nei territori è penoso.
Poi il delirio dei colori e delle norme incomprensibili: ristoranti che potranno aprire soprattutto all’esterno, ma alle 21.30 tutti a correre, che altrimenti c’è la multa.
Scuole aperte anche in zona rossa, ma il sistema dei trasporti pubblici, sempre troppo affollati, è rimasto il medesimo.
Bar che fino alle 18 potranno servire anche all’interno, salvo ridurre i tavolini quasi a zero per garantire i 2 metri di distanza e, dopo quell’ora, far spostare tutti all’esterno, in un delirio che sarà pressoché impossibile gestire.
Zone rosse lasche, nonostante situazioni di contagio dieci volte più importanti rispetto ai tempi del primo lockdown, dove ognuno fa un po’ ciò che gli pare.
Nel paese a sei km di distanza non ci puoi andare, ma all’estero (stranamente) sì.
I controlli sempre troppo pochi e schizofrenici, che oscillano fra incredibili assenze delle forze dell’ordine e giornate nelle quali le nostre città assomigliano a uno Stato di polizia e diventa pesante anche l’aria che respiri.
Gli italiani che non ce la fanno più, non solo per i divieti e le limitazioni, ma perché non si vede l’ombra di una linea retta, nel marasma delle norme che cambiano in continuazione.
La verità è che dal “governo dei migliori” ci si aspettava altro e che dovremmo smetterla di innamorarci dei cosiddetti migliori, perché non ne esistono tanti, perché a volte non lo sono e perché da solo al comando nessuno è infallibile.

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