Covid19: La “variante inglese” è un po’ come l’influenza “spagnola”

di Gerardo D’Amico

La “variante inglese” è un po’ come l’influenza “spagnola”: quella che agli inizi del secolo scorso fece 50 milioni di morti, e fu chiamata spagnola solo perché c’era la prima guerra mondiale, la Spagna era neutrale quindi non partecipava e poteva liberamente parlare di quella strana influenza che stava decimando la popolazione. Nei Paesi in guerra questa informazione non circolava per evitare di deprimere gli eserciti, ed ovviamente la cosa permise al virus di diffondersi ancor di più.
La differenza tra il 1918 e oggi è che anche la Gran Bretagna di questa variante soffre: la chiamiamo inglese solo perché i loro istituti di ricerca fanno dieci volte tanto di sequenziamento del genoma di questo virus rispetto agli altri, per tenere sotto controllo le mutazioni.
Allo stato delle conoscenze la capacità migliorata di questa variante sembra essere quella della maggiore contagiosità, la capacità di passare da persona a persona: ulteriori studi dovranno dimostrare se questa peculiarità derivi dalle modifiche genetiche guadagnate dal virus, o la sua capacità di infettare non derivi da chi – mutazioni o meno- continua a non indossare la mascherina, a stare a dieci centimetri dalla bocca di chi parla, ad abbracciarsi e ricevere a cena gente con cui non si convive.
Insomma bisognerà stabilire se sia il virus diventato più “intelligente” o noi esseri umani a confermare quanto siamo stupidi.

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