Cristiano Banti, Contadine toscane

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Cristiano Banti, pittore toscano di origini agiate e benestanti – i Banti erano fattori della nota famiglia Vettori, ramo di una stirpe storica e prestigiosa come quella dei Capponi, questi ultimi di nobili e antiche origini, cui apparteneva anche il famoso Pier, personaggio gettonato fino ai giorni nostri dai cruciverba a Woody Allen; ‘Voi sonerete le vostre trombe, noi soneremo le nostre campane’ la celebre frase di replica a Carlo VIII di Francia, il quale muove verso il Regno di Napoli, nel 1494, rivendicandone la legittima eredità – tanto che chiacchiere e pettegolezzi dell’epoca lo indicano come figlio della marchesa Maria Ottavia Vettori.

Voci mai confermate ufficialmente, per quanto successive vicissitudini, soprattutto dal punto di vista ereditario, possano effettivamente indurre pensieri ragionevoli in tal senso.

Beneficia di una formazione accademica orientata verso uno stile neoclassico, per poi rendersi conto, in seguito al trasferimento presso Firenze ed alla frequentazione del Caffè Michelangiolo, noto ritrovo dei pittori appartenenti al movimento dei Macchiaioli, di prediligere la possibilità di ritrarre la natura e dedicarsi alla raffigurazione degli effetti di luce.

Un cambiamento di mentalità talmente radicale da spingerlo, dopo gli esordi prevalentemente incentrati su raffigurazioni a carattere storico, addirittura a ritirare un suo celebre ritratto di Galileo Galilei per farlo letteralmente sparire dalla circolazione, in quanto, parole sue, colpevole egli stesso di avere in tal modo disonorato l’arte senza saperlo.

Un temperamento forte e volitivo, non privo di facili estremismi, tuttavia anche amichevole e generoso: nelle proprietà ereditate dalla marchesa Vettori, quelle abitazioni che soffiano sul fuoco della probabile parentela, il Banti approfitta per ospitare colleghi in difficoltà e artisti bisognosi.

Inoltre, al pari di un Gustave Caillebotte, noto per acquistare quadri invenduti degli amici impressionisti, ama collezionare opere dei macchiaioli, dopo la sua morte esposte, grazie al lascito di una dei numerosi figli, presso la Galleria d’arte moderna di Firenze.

Spesso insoddisfatto delle proprie opere, preferisce tenerle nascoste senza mostrarle al pubblico, peraltro sovente confermando tale mancanza di indulgenza anche verso dipinti di altri, e non sono poche le incompiute – quella riportata, Contadine toscane, potrebbe deporre in tal senso, specie a confronto con altri dipinti sul tema, molto più definiti e dettagliati – che permettono, ad ogni buon conto, di coglierne gli aspetti di intima nobiltà, estrapolati da contesti perlopiù inaspettati, eppure rivelatori di sentimenti sorprendenti.

Un mix particolare di umiltà ed elevazione sociale, probabile retaggio di una origine aristocratica incanalata entro una più umile, almeno dal punto di vista ufficiale della classe, estrazione, con il risultato di una curiosa coltivazione di una vena realizzativa originale, poi manifesta in immagini innovative ed inedite, a conferma di un carattere fuori dal comune, degno di una provenienza anticonformista e distinta…

Cristiano Banti 1824 – 1904
Contadine toscane (1860/65)
Olio su tavola (27,5 x 22 cm)
Novara – Galleria d’Arte Moderna Paolo e Adele Giannoni

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