Di fronte alle sovrastanti angherie del mondo, tornare alle radici dei nostri avi, veri figli della terra, svilirebbe il sapere e il dire dei nostri tempi.
Scemerebbero alla stregua di ombre di fronte all’ascolto e al recepire, uniche porte di accesso dei sensi, ormai annoiati da una mente logorroica.
E allora un pezzo di terra può bastare alla felicità puerpera di frutti, ove una donnina piccola e delicata affonda le mani laboriose dentro il suo tesoro…il terreno dietro casa.
Pronta a riceverne i preziosi doni, accoglie i frutti nascituri per farne altri omaggi, in un dare e ricevere che nutre relazioni.
Figlia anch’essa di una mamma più grande, riceve il suo latte terreno, e portando ceste piene di bene come culle, sprigiona un sorriso materno per un bisogno innato di accudire.
Amore e cura trasmette il suo piccolo paradiso, che ha visto anche i dolori tipici della vita, e mentre una gioia dominante si impossessa della scena, in una trasmissione di fili connessi invisibili, una calura esordiente invita al rientro.
(Dedicata a mia suocera)
Immagine tratta da Pixabay
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