Da qui la violenza non passa

DI MARIA RONCA

 

Non ci sono ragioni che tengano, giustificazione ad appellare una professionista, come ladra, per portare avanti un progetto o altro.
Si intavola un contratto per prestazione d’opera, non si definisce niente senza che le parti non si siano mai incontrate. Non esiste la contestazione.
Ci sono passaggi che non si possono tralasciare, considerare secondari, addirittura semplificare la materia. C’è un’etica che non si discosta a facili giudizi. Ognuno faccia il suo lavoro, senza pretesa di supponenza e di superficialità.

La violenza non può essere giustificata ad oltranza. Non si possono usare i social per attaccare chi chiede di tutelare il proprio e l’altrui lavoro, essere giudicati e trattati male. Passa un messaggio sbagliato.
Nei contesti piccoli la voce dei cretini si diffonde a velocità della luce. Le parole tagliano come forbici, negli atteggiamenti e nei comportamenti, si soprassiede per quieto vivere, nessuno conosce i fatti e si travisa e si capisce male.

Non nel mio caso. Ci metto cuore e anima in tutto ciò che faccio.
La violenza è una materia mutevole e plasmabile.
Non conosce confini e limiti.
“Nella vita in un click” (2016) non ci sono solo bersagli, ci sono anche sensibilità, amor proprio, onorabilità e passione. È disgustoso compiere atti di bullismo cibernetico a danno di persone che svolgono correttamente il loro lavoro.
Si offendono istituzioni, si offendono colleghi, si offendono professionisti, spiattellando sulle bacheche di un social, particolari che si potrebbero tranquillamente gestire in un normale rapporto tra due persone che si confrontano e se, non si trova una via d’uscita, si può decidere di troncare qualsiasi contatto, sicuramente è meno fastidioso nei rapporti informali, non comportarsi da persone civili.

Invece no, sono vendicativi, boriosi convinti di non aver detto e fatto nulla, facendo ricadere le colpe sugli altri o negando i fatti o invertirli. Mettono il dubbio senza essere chiari con se stessi, cambiano idea in un secondo, pretendono tutto e subito. Non accettano un no, come risposta.
Chiudono i ponti con l’irraggiungibilità a qualsiasi dialogo. Si passa velocemente a offese becere e contrarie alla realtà. Si mettono in atto condotte violente e rovinose.
La violenza non si può spiegare sempre con una società malevola, c’è una sfera personale concubina che genera pensieri distorti.
Non si può vedere sempre il male negli altri.

Allora si inventano situazioni del giorno, per colpire ora uno ora l’altro, alla base, insoddisfazione personale, incapacità a comunicare, intolleranza per l’altro. Fatto sta che si attacca senza freni inibitori usando forme sottili di auto-esaltazione in negativo, cercando di reiterare fuori ogni contesto la condotta criminale.
Altro che “Innominabili, anonimi, perversi” si manifestano spudoratamente. L’intenzionalità a fare male, a perpetrare la violazione è palesata e perseguibile.

Il cyberbullismo chiude un cerchio, senza confini.
La comunità social viene stretta nei famigerati filamenti di una rete senza identità precisa, assorbita da spazi della violazione al diritto di esistere e di essere riconosciuti, come soggetti di diritto.
Non si ha memoria, non si hanno schermi, non si ha idea del danno che si cagiona.
Gli strumenti difensivi si attuano nella realtà, nei social si continua a esistere, a mascherare i reali problemi di salute e di stabilità mentale, con tutte le eccezioni.
Contenere la violenza è un atto dovuto nel rispetto generale, senza togliere valore a nessuno e creare pregiudizi è indispensabile riconoscere i meccanismi e di fronteggiare un sentire comune a perorare la causa di contrastare ogni abuso.
Ogni spazio digitale è una stanza della propria intimità e dei propri sentimenti, inviolabili e difendibili in ogni contesto.

Buona navigazione a tutti in modo consapevole.
Dott.ssa Maria Ronca, sociologa all’opera, La vita in un click

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