Dagli scarti del cibo, la carta green

DI ANNA LISA MINUTILLO

 

Un mondo maltrattato quello in cui ci ritroviamo a vivere.

Ancora poca cura per i rifiuti che produciamo in modo dannoso e sconsiderato.

Tante parole spese, seguite da relativa volontà di migliorare, ma ancora pochi i reali interventi per far sì che ciò avvenga.

Deve essere stato da qui che sono partite le due ricercatrici milanesi, Greta Colombo Dugoni di 28 anni, e Monica Ferro di 37.

Giovani e motivate hanno trovato il modo di produrre carta in modo alternativo.
Un modo green realizzato attraverso il recupero degli scarti provenienti dal cibo.

Hanno lavorato a questo progetto nei laboratori del Politecnico di Milano, al fine di ricavare cellulosa, dagli scarti delle industrie alimentari, ad impatto zero.

Il progetto porta il nome di BI-Rex, nome ricavato dall’unione delle parole «biomasse» e «recycling».
Per la sua realizzazione, vengono utilizzati i residui delle bucce di riso, i gusci di gamberi e quelli provenienti dalla lavorazione della birra.

Questi residui, solitamente vengono bruciati, quindi non utilizzati ulteriormente.
Attraverso il loro impiego, oltre a non avere più il problema di incenerirli e di risparmiare il costo del processo, si darebbe vita ad una carta riciclata che non andrebbe ad impattare sulla vita degli alberi.

Scarti che diventando biomasse, fornirebbero la cellulosa.
Questa si potrebbe ottenere anche dall’estrazione da altri tipi di materiali, come gli scarti alimentari o i sacchetti compostabili.

Lavorare questi materiali in modo sostenibile farebbe sì che attraverso l’aggiunta di solventi atossici privi di inquinanti e lavorati a basse temperature, permetterebbero l’estrazione delle particelle di cellulosa che le compongono.

Il progetto Bi-Rex, oltre ad aver vinto una competizione organizzata dal politecnico, è stato selezionato dall’European Chemical Regions Network, ed è stato incluso tra i migliori progetti per la creazione di fonti alternative di materie prime.

Ha inoltre ottenuto un finanziamento di trentamila euro.
Entro il prossimo anno, le due ricercatrici, contano di far diventare il loro progetto una start-up che abbia il fine di innovare ma nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità.

Il politecnico, ha stanziato 160mila euro per studiare la sostenibilità economica e la fattibilità su scala industriale del progetto.

Qualcosa inizia a muoversi in modo concreto, comprendere che riuscire a realizzare un mondo più sano, renderebbe più sana anche la nostra vita, dovrebbe essere una delle nostre priorità.

Auspichiamo che concetti elementari trovino spazio nelle menti «complesse» che fingiamo di avere, quando e soprattutto, non sono richieste capacità esagerate per comprendere che ci stiamo facendo del male.

Anna Lisa Minutillo
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Pubblicato da Anna Lisa Minutillo

Blogger da oltre nove anni. Appassionata di scrittura e fotografia. Ama trattare temi in cui mette al centro le tematiche sociali con uno sguardo maggiore verso l'universo femminile. Ha studiato psicologia ed ancora la studia, in quanto la ritiene un lungo viaggio che non ha fine.