David Lachapelle, aspettatevi l’inaspettato

DI GINO MORABITO

Nella sua prima mostra alla Gallery 303 si fa notare da Andy Warhol che lo assume nella rivista Interview Magazine. Nei pochi decenni trascorsi da allora è di fatto annoverato tra i fotografi più pubblicati al mondo.

Ha esposto le sue opere al Barbican Centre e al Victoria and Albert Museum a Londra, al Musée de la Monnaie e al Musee D’Orsay a Parigi, al Palazzo delle Esposizioni a Roma e alla Venaria Reale a Torino, alla National Portrait Gallery a Washington D.C. e al Fotografiska a New York. I lavori di David LaChapelle sono ormai icone dell’America del XXI secolo.



Per la prima volta ha scelto di portare in Friuli Venezia Giulia, nella città capoluogo, la sua nuova esposizione dal titolo “David LaChapelle – Fulmini”, in programma fino a martedì 15 agosto negli spazi del Salone degli Incanti.

«Trieste mi ha scelto, mi ha invitato e sono stato felicissimo di scoprire questa città. È una realtà stupenda, ed è italiana. Io amo tutto ciò che è italiano, quindi per me è perfetta!»

Moltissime le storie che vengono raccontate nella personale del fotografo e regista statunitense. Una mostra immersiva ed emozionante che, con novantadue opere dai mille colori, vuole ripercorrere gli ultimi cinquant’anni della sua attività creativa. Formidabile occasione in cui vengono esposte anche dieci immagini in formato extra large che rendono ancora più spettacolare un viaggio già di per sé unico e coinvolgente.

«Aspettatevi l’inaspettato. Vorrei che il mio lavoro riuscisse a toccare le persone nella stessa maniera in cui lo fa la musica: far sorridere, far ridere, farti evadere, farti tornare in mente qualcosa.»

Al centro i fenomeni naturali che, uniti alle azioni dell’uomo, del caos e del paradiso, sanno generare una forza dirompente, in grado di cristallizzare e illuminare l’attimo. La potenza emozionale dell’arte che ci mette in connessione, così come l’elettricità.

«Amo quest’idea di connessione. L’elettricità connette come fa l’arte, illumina e ci ispira.»

L’ispirazione arriva in modo inaspettato, spara il flash e viene eternizzare un momento.

«Allo stesso modo del fulmine che colpisce il cielo d’improvviso, io voglio creare immagini che illuminino, che portino luce, entrando in contatto con l’osservatore.»

Si assiste al racconto delle due diverse fasi di un’invidiabile carriera: la prima immortala in chiave dissacrante il decennio a cavallo del nuovo millennio, con caricature di situazioni e comportamenti assunti da personaggi della musica, del cinema, della moda e della politica. La seconda, invece, proietta il suo lavoro in una dimensione nuova, più estetica e mistica, in cui emerge l’impatto nell’arte del passato e la ricerca di sé stesso nella natura. L’obiettivo: infondere speranza e fede, oltre che ottimismo.

«Spero di creare delle opere che siano comprensibili dall’osservatore senza ambiguità, incertezza, confusione e oscurità, collegandomi con il pubblico attraverso una connessione che è forza elettrica e incontrando persone che, di fatto, non conosco. Questo è lo scopo di ciò che faccio.»

Opera dopo opera, le nude riflessioni sull’umanità. Ora una maestosa nave da crociera ricomposta nelle forme di un ghiacciaio, ora un diluvio dei giorni nostri che minaccia l’avvenire di Las Vegas e alcune storie bibliche materializzate in visioni contemporanee. Non mancano inoltre scene più intime, riferite a paesaggi popolati da angeli, santi, fiori e figure mitologiche. Le immagini di David LaChapelle sono il suo modo di restituire qualcosa al mondo.

«Nella mia carriera non sono mai stato interessato a quello che l’arte poteva darmi, ma a quello che io potevo restituire al mondo tramite i miei lavori. Non sono qui per prendere, sono qui per dare.»

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