Di pensieri estivi e cicale

DI ELISABETTA DE MICHELE

 

Pensieri aggrovigliati
che si annidano dispettosi
formando un cappio sul collo,
una cravatta fastidiosa
su di un collo nato per essere
nudo alla brezza del vento,
mentre tutto attorno
le cicale indifferenti cantano.

Forse la loro non è indifferenza,
è il perfetto accompagnamento
del coro armonico del multiverso,
il giusto contrappeso
che riporta in asse la bilancia.

Pensieri troppo tristi
che si elevano alla sommità del capo
facendo precipitare ogni cosa
nell’abisso di un’oscurità dove,
per mia stessa mano,
sono caduta in smarrimento,
mentre tutto attorno
le cicale indifferenti cantano.

Il loro canto ha la stessa tonalità
della voce dolce e ferma di una madre
che redarguisce i suoi piccoli
per ristabilire l’ordine delle cose
fuori e dentro,
e io ne ricerco la danza
con i suoi ordinati passi
in mezzo a tutta l’entropia
che ho fatto accomodare
nelle mie anarchiche stanze.

E mentre tutto attorno
le cicale indifferenti cantano,
persino i pensieri più allegri
vengono sgridati,
quando esagerando spiccano in volo
perdendo il contatto con la terra.

Il concerto dei fremiti nell’aria
è la ripetizione infinita di un brano
che ha un semplice testo
composto di una sola parola
recitata a ciclo continuo:
“Equilibrio”;
ecco dunque il messaggio
celato dietro il canto
delle cicale impertinenti,
una canzone che accompagna
chi vi presta orecchio
al cessar dei pensieri indomati.

 

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